PALERMO, 14 LUGLIO 2013 – Devozione e tradizione, religione e cucina da strada, trash e snob: i palermitani e il Festino, visti con l’occhio di chi palermitana non è, sono tutto questo.
Il 14 luglio Palermo si ferma, le strade si svuotano, i “cortili” sulla spiaggia di Mondello diventano le residenze di mezza città. L’altra mezza però aspetta la Santuzza con il corteo che popola corso Vittorio Emanuele e accende i vicoli del centro storico.
Se non sei palermitano non puoi capire: non puoi capire la ressa lungo il Cassaro, l’attesa al Foro Italico dei fuochi d’artificio, i bambini nei passeggini e i nonni in canottiera e ciabatte. Non puoi capire i babbaluci, ‘u muluni e ‘u pani ca meusa. Non puoi capire il profumo delle mele caramellate e dello zucchero filato che si mescola agli odori pungenti della frittura delle panelle, dello sfincione e delle stigghiole.
Non puoi capire le lape su cui intere famiglie si ammassano per girare tra i vicoli e seguire la Santuzza a cui hanno chiesto la grazia, anticipare il suo passaggio senza affannarsi fra la folla.
Non puoi capire le luminarie lungo corso Vittorio Emanuele e le bancarelle al Foro Italico: vengono allestite già diversi giorni prima e quando arrivi a Palermo ti stupiscono ogni volta come se fosse la prima che le vedi.
Ce n’è una, grande, maestosa. È quella del semenzaro, da 65 anni la famiglia Accomando non manca un Festino. I pannelli furono dipinti nella bottega dei Ducato a Bagheria, l’ultima famiglia specializzata nei carretti siciliani. E la bancarella degli Accomando sembra un immenso carretto su cui ammiri le immagini di Napoleone, Garibaldi e – ovviamente – Santa Rosalia.
Ma c’è anche la Palermo elegante, quella delle terrazze affacciate sul mare che si animano per la festa, dei buffet a base di finger food e delle barche che nello specchio d’acqua di fronte Porta Felice aspettano i giochi di fuoco.
Che sia una barca o una panchina lungo il mare però, se mentre aspetti la fine del Festino o mentre stai soltanto bevendo una birra con un’amica, giri gli occhi e osservi la città, ti accorgi della fortuna che hai nel vivere a Palermo e di come, troppo spesso, i palermitani – quelli veri – non sappiano apprezzarla.
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