PALERMO, 12 LUGLIO 2013 – Le piccole imprese della Sicilia versano in condizioni critiche e, in assenza di interventi mirati, oltre 14 mila attività rischiano di chiudere i battenti entro i prossimi sei mesi.
La denuncia arriva da Comitas, l’associazione delle microimprese italiane, che ha elaborato un studio dedicato alla crisi delle piccole attività nelle regioni d’Italia.
Il calo dei consumi da parte delle famiglie (-4,3% nel 2012), l’aumento della pressione fiscale, e il blocco dei prestiti da parte delle banche (-10% in un anno), hanno fortemente minato la salute delle microimprese della regione, al punto che nel primo trimestre del 2013 più di 11 mila imprese hanno chiuso i battenti (oltre 28 mila nel 2012), e il tasso di crescita delle attività sul territorio registra un -0,58%, che sale al -1,49% nel caso delle imprese artigiane.
La situazione di crisi si è aggravata nel corso del 2013, “ma il vero colpo di grazia – secondo gli analisti di Comitas – arriverà con l’aumento dell’Iva dal 21 al 22%: i consumi in Sicilia caleranno, secondo le stime, di un ulteriore 3% per effetto del rincaro dei prezzi, e più di 14 mila microimprese della regione chiuderanno i battenti entro il primo trimestre 2014.
Le ripercussioni sul fronte occupazionale saranno enormi, con oltre 42 mila siciliani che perderanno il lavoro.
“La contrazione della base produttiva – secondo Congiuntura Res, il documento presentato a Palermo nei giorni scorsi – interessa in particolare le imprese manifatturiere, ad eccezione delle alimentari, della carta e le riparazioni e manutenzioni di macchine. In aumento le imprese attive nei settori dell’energia, dello smaltimento rifiuti e dell’acqua. Nell’ambito dei servizi appaiono di segno positivo, in particolare, i settori dei trasporti marittimi, dei servizi postali, delle telecomunicazioni, della sanità e dei servizi di assistenza sociale residenziale”.
“Occorre intervenire e con urgenza, per salvare l’economia della regione e le piccole imprese che vi operano – afferma Comitas. – Il peggio può essere evitato solo bloccando l’aumento dell’Iva, sostenendo le imprese artigiane con sgravi fiscali e semplificazioni burocratiche e creando le condizioni per facilitare le banche a concedere credito alle aziende attraverso il potenziamento dei Confidi“.