PALERMO, 11 LUGLIO 2013 – Da oggi i laboratori d’analisi e gli studi di radiologia convenzionati daranno vita a una nuova protesta contro l’assessorato regionale della Salute: è prevista la chiusura delle strutture ma soprattutto la loro uscita dal sistema sanitario regionale.
La protesta coinvolge la quasi totalità delle sigle sindacali che rappresentano la categoria anche se non è da escludere che qualche struttura decida di non aderire alla protesta.
Si profila un altro braccio di ferro con l’assessorato che creerà disagi agli utenti. Non è stato ancora stabilito quanto sarà lunga la “serrata” ma in ogni caso le strutture che renderanno le prestazioni lo faranno a pagamento, da “privati” (salvaguardate soltanto le prestazioni oncologiche). La conferma arriva da Mimmo Marasà, uno dei componenti del coordinamento delle sigle sindacali dei laboratori d’analisi.
“Più che una protesta, la nostra decisione rappresenta una necessità. Abbiamo fatturato il mese di giugno secondo il “tariffario Balduzzi”, cioè quello che l’assessorato ci chiede di applicare, e non riusciamo nemmeno vagamente a coprire i costi di gestione perché molte prestazioni erogate valgono adesso il 40% in meno”.
La vertenza è ormai lunga sei mesi. Ad inizio dell’anno, in seguito a un parere del Consiglio di Giustizia Amministrativa, l’assessorato aveva emanato un decreto per introdurre il “tariffario Balduzzi”, molto meno vantaggioso per i laboratori che tra l’altro sono costretti a “restituire” le somme – circa 100 milioni di euro – incassate tra il 2008 e il 2012 per effetto dell’applicazione del “tariffario Bindi” che secondo i giudici amministrativi non avrebbe dovuto essere applicato.
Il mese scorso c’era già stata una protesta dei laboratori, con relativa chiusura per alcuni giorni, terminata dopo l’intervento dell’assessore regionale Lucia Borsellino che aveva promesso di investire della questione il Ministero. In realtà, la Regione siciliana essendo sottoposta a Piano Operativo, ha pochi margini di intervento.
Nel frattempo l’assessorato ha già diramato una circolare alle aziende sanitarie regionali per invitarle a fare tutto ciò che è nelle loro possibilità per fronteggiare nelle strutture pubbliche l’inevitabile aumento delle prestazioni e limitare al minimo i disagi.