PALERMO, 9 LUGLIO 2013 – La solidarietà non dovrebbe conoscere colore: non dovrebbe conoscere il nero della pelle, il bianco dell’abito papale, il verde della Lega.
Le parole dei leghisti arrivano come uno schiaffo, dopo una giornata scandita dalle emozioni che le parole di un Pontefice sono riuscite a suscitare. E non è una questione di fede, è una questione di umanità.
Papa Francesco ieri nella sua omelia a Lampedusa ha parlato di “globalizzazione dell’indifferenza” e la Lega Nord, i suoi esponenti istituzionali e i suoi sostenitori, hanno – involontariamente – confermato quello che il pontefice sostiene: nessuno si sente responsabile, abbiamo perso il senso della responsabilità fraterna. E in nome del nostro benessere restiamo insensibili.
Matteo Salvini, vice-segretario federale della Lega Nord, sceglie Facebook per “sporcare” una pagina di storia. Un post dietro l’altro. “Papa Francesco, a Lampedusa fra gli immigrati, ha detto ‘No alla globalizzazione dell’indifferenza’. Bene, io da cittadino e amministratore dico anche un forte ‘No alla globalizzazione della clandestinità’. Aiutarli a casa loro è l’unica risposta giusta”. E ancora: “Volete accogliere altri clandestini? Manteneteli voi”: sono solo alcune delle frasi postate da Salvini.
Giusto, aiutarli nel proprio Paese è una scelta corretta e condivisibile. Ma nel frattempo a chi viene perseguitato o muore di fame, vogliamo girare le spalle? In attesa che l’Europa si accorga di loro, li lasciamo morire sui barconi guidati da chi senza scrupoli prende fino all’ultimo risparmio per lasciarli annegare sulle carrette del mare?
Non ci indigna comunque più di tanto una presa di posizione politica di chi ha fatto della discriminazione una sua bandiera, la Lega ci ha abituati a questo ed altro. Ci indigna molto di più il qualunquismo di chi, ai microfoni di Radio Padania, si è lanciato nella generalizzazione.
“Mi sarei aspettata qualche parola per quanti vengono ammazzati e stuprati da loro”, dice una di loro. Come se gli italiani non ammazzassero e non stuprassero. “Sono molto indignata da cattolica. Non ho mai sentito questo Papa o un altro preoccuparsi per i massacri che questi combinano”, dice un’altra ascoltatrice. Come se i massacri fossero solo commessi da extracomunitari. Ed essere cattolica significa forse scaricare le responsabilità?
Ecco prima di gridare al “negro”, forse sarebbe meglio passarsi una mano sulla coscienza e ripulire gli armadi dagli scheletri. E prima di dire “li mantenga il Papa”, pensiamo a quello che ciascuno è pronto a dare. Perchè non è una questione di pelle o di nazionalità. È solo questione di cuore.