PALERMO, 4 LUGLIO 2013 – Il Gip Piergiorgio Morosini non ha accolto, al momento, la richiesta di archiviazione nei confronti dell’ex presidente del Senato Renato Schifani. Il giudice ha fissato per il 23 luglio un’udienza con le parti all’esito della quale potrà decidere per l’archiviazione o disporre nuove indagini.
Nel novembre scorso i magistrati guidati dal procuratore aggiunto Antonio Ingroia avevano formalizzato la richiesta di archiviazione per mancanza di elementi idonei a sostenere l’accusa.
Si tratta di un’indagine che ha preso il via molti anni fa. Il fascicolo relativo, in cui si ipotizzava il reato di concorso esterno in associazione mafiosa, era stato catalogato con il nome di Schioperatu, un nome di fantasia che serviva a garantire riservatezza alle indagini anche in considerazione del ruolo istituzionale ricoperto da Renato Schifani.
L’inchiesta aveva preso le mosse dalle dichiarazioni di alcuni “collaboratori”, tra cui Gaspare Spatuzza, Stefano Lo Verso e Francesco Campanella ma era stata poi archiviata perché i racconti “de relato” non erano stati ritenuti in alcun modo credibili. E nei confronti di Campanella Schifani presentò querela.
Spatuzza, in particolare, riferì di alcune visite fatte da Schifani al suo cliente Pippo Cosenza negli stessi capannoni in cui si sarebbe trovato il boss Filippo Graviano che comunque all’epoca non era latitante.
Lo Verso riferì nell’aula del processo Mori di avere saputo dal capomafia Nicola Mandalà che Schifani era nelle mani della mafia.
Campanella parlò invece dei presunti rapporti societari tra Schifani e Mandalà, padre di Nicola, anche lui condannato per mafia.
L’indagine fu poi riaperta nel 2010 e sembrava destinata ad una nuova archiviazione dopo la richiesta del procuratore Ingroia.