PALERMO, 3 LUGLIO 2013 – Sono 24 in tutto le persone arrestate nel corso dell‘operazione Alexander. Altre sei sono state raggiunte in carcere dalle ordinanze di custodia autelare, in due sono ancora ricercati.
In manette, insieme al boss Alessandro D’Ambrogio, 39 anni, sono finiti Salvatore Alario, 21 anni; Giovanni Alessi, 37 anni; Salvatore Asaro, 53 anni, di Mazara del Vallo (Trapani); Marco Chiappara, 34 anni; Giuseppe Civiletti, 33 anni; Pietro Compagno, 30 anni; Giuseppe Di Maio, 28 anni; Daniele Favata, 24 anni; Alfredo Geraci, 34 anni; Attanasio La Barbera, 44 anni; Ignazio Li Vigni, 38 anni; Francesco Paolo Nuccio, 30 anni; Giacomo Pampillonia, 27 anni; Giacomo Rubino, 38 anni; Carmelo Russello, 28 anni, di Caltanissetta; Francesco Scimone 44 anni; Antonino Serranella, 37 anni; Biagio Serranella, 35 anni; Umberto Sisia, 56 anni, di Mazara del Vallo; Pietro Tagliavia, 45 anni; Francesco Tarantino, 28 anni; Giovanni Vaccaro, 39 anni, di Catania; Vincenzo Vigna, 30 anni, di Napoli.
L’ordinanza di custodia cautelare è stata notificata in carcere a Antonino Ciresi, Gaspare Dardo, Giuseppe e Vincenzo Ferro, Marco La Vardera (ai domiciliari) e Ciro Napolitano. Due uomini, un tunisino e un mazarese, non sono ancora stati rintracciati.
“È stato azzerato uno dei mandamenti mafiosi cardine di Palermo quello di Porta Nuova”, così il procuratore di Palermo Francesco Messineo. “Il tema di grande interesse che riguarda questa operazione è che alcuni soggetti sono stati fermati con l’accusa di associazione mafiosa, altri con l’accusa di traffico di stupefacenti. Da qualche tempo – spiega ancora Messineo – c’è un ritorno della mafia nel traffico di stupefacenti attraverso canali diretti con i paesi produttori. Le estorsioni si sono inaridite perchè è diventato pericoloso estorcere denaro porta a porta. Gli imprenditori fanno sempre più resistenza e il rischio e’ alto”.
“La mafia ci ha abituato da tempo a cambiamenti interni, nel modo di operare. Questa nuova strategia di volgersi verso il traffico di droga assicura guadagni notevolmente più ingenti e anche l’indiretta possibilità di creare un distorto consenso sociale attraendo nello spaccio di modesta entità una serie di soggetti che ne ricavano il necessario per vivere”, ha aggiunto Messineo.
“Mai come in questo momento si nota l’esistenza di due Palermo – dice il procuratre Leonardo Agueci – . Una che cresce nella legalità, che si indigna per le parole di un famoso calciatore di qualche giorno fa e un’altra, quella della mafia, della sopraffazione prepotente e rispettosa di regole proprie. Nel corso di questa operazione – aggiunge Agueci – esce fuori un caso emblematico di due soci che litigavano per interessi economici. Uno dei due si è rivolto alla legge e l’altro si è rivolto alla mafia. Quello che si è rivolto alla mafia non solo si è trovato coinvolto in questa vicenda e tratto in stato di fermo anche lui ma alla fine ha dovuto pagare il pizzo alla mafia stessa”.
Due Palermo e una mafia sempre più “al passo con i tempi”. I messaggi intimidatori viaggiano anche su internet, attraverso i social network. È il caso di Giacomo Pampillonia che ha pubblicato un post sulla sua pagina Facebook: un messaggio, dice il procuratore Agueci, di natura intimidatoria che certamente come tale è stato interpretato dal destinatario.