PALERMO, 29 GIUGNO 2013 – Contesta i dati della Corte dei Conti l’Associazione italiana Ospedalità privata (Aiop). “Nel 2012 la Regione ha speso per le prestazioni sanitarie delle cliniche private 462 milioni e non 702”, dichiara Barbara Cittadini, presidente regionale dell’Aiop e vicepresidente nazionale.
“In base a quanto riportato, la spesa ascrivibile alle cliniche private continuerebbe ad aumentare ma, quanto asserito, non corrisponde alla realtà – commenta Barbara Cittadini -. Nella valutazione saranno stati considerati costi e dati riferibili a strutture differenti dalle nostre”.
Nell’anno 2011, con il decreto assessoriale n. 1179/11 – si legge in una nota dell’Aiop -, il tetto di spesa attribuito alle case di cura private accreditate, che operano sul territorio regionale, infatti, è stato di 461.975.000 euro mentre nel 2012, il decreto assessoriale del 9 agosto 2012, fissa il tetto di spesa in 461.920.000 euro. Dal 2008, peraltro, contrariamente a quanto avveniva in passato, l’Assessorato della Salute non ha più riconosciuto alcun extrabudget alle case di cura.
“L’incremento di spesa registrato non è, quindi, imputabile all’ospedalità privata – prosegue Barbara Cittadini -. In questi anni, le case di cura private accreditate hanno dovuto affrontare i sacrifici strutturali ed economico-finanziari imposti dal Piano di rientro 2007/2009 e dal Progetto operativo 2010/12, dando un importante contributo al risanamento dei conti della Regione Siciliana”.
In termini finanziari, secondo l’Aiop, le cliniche private hanno subito una riduzione di risorse, nel triennio 2007/2009, di circa 150 milioni di euro.
“Si rileva, inoltre – conclude Cittadini – che il mancato adeguamento dell’aggregato al tasso inflattivo Istat, operando una valutazione rispetto all’anno 2006 (anno precedente al piano di rientro), di fatto, ha comportato un ulteriore riduzione sostanziale del tetto di spesa, attribuito al comparto, di circa 100 milioni, atteso che tutti i costi di gestione, negli anni, sono, inconfutabilmente, aumentati e che l’incremento dell’Iva, già registrato, costituisce per le aziende sanitarie un costo indetraibile”.