PALERMO, 27 GIUGNO 2013 – I deputati del gruppo parlamentare M5S all’Ars hanno presentato un esposto alla Procura della Repubblica di Siracusa per far luce sul mancato risanamento della costa tra Augusta e Siracusa e sul mancato utilizzo dei cento miliardi di vecchie lire stanziati da Stato e Regione per i lavori di bonifica della zona.
I grillini chiedono di accertare eventuali responsabilità e una spiegazione sul perché non ci sia traccia del piano di bonifica previsto per la tutela della salute della popolazione e del territorio.
“Trenta chilometri di costa e quarantatré milioni di metri quadri di territorio – afferma il presidente della commissione, Giampiero Trizzino – sono stati sacrificati all’industria pesante. In uno spazio compreso tra Augusta e Siracusa si sviluppano, impianti petroliferi, petrolchimici e vecchie strutture abbandonate al degrado. Tra queste la famigerata Eternit, i cui resti sono ancora sotto gli occhi dei passanti. Mercurio, polveri sottili, depauperamento delle falde massacrano un territorio che ha voltato le spalle allo sviluppo sostenibile e che oggi ne paga il prezzo”.
“Resti di pericolosissimo amianto – continua Trizzino – sono abbandonati senza nessuna misura di sicurezza, esponendo la gente a gravissimi pericoli. Tutto questo sfacelo ha dei padri che noi, assieme alla magistratura, cercheremo di individuare. E il punto di partenza potrebbero essere proprio quei cento miliardi di lire che dovevano tamponare parecchie falle nella zona, ma che sembrano spariti nel nulla”.
L’esposto alla Procura arriva all’indomani della trasferta siracusana della commissione Ambiente dell’Ars, giunta alla seconda tappa, dopo Gela, delle audizioni itineranti nelle aree ad elevato rischio ambientale, cui partecipano i sindaci dei comuni delle zone interessate, tecnici dell’Arpa e dell’Asp, associazioni ambientaliste, sindacati, imprese e cittadini.
“La qualità della salute nella zona nord del Siracusano – afferma Stefano Zito, vice presidente della commissione Sanità dell’Ars – non è solamente legata alla questione ambientale, ma anche ad una lenta e frammentaria risposta sanitaria. Occorre dunque potenziare e velocizzare la fase diagnostica e terapeutica, congiuntamente all’avvio delle bonifiche del territorio”.