ROMA, 26 GIUGNO 2013 – Nei conti pubblici italiani c’è una perdita potenziale da almeno otto miliardi di euro. È quanto si legge in un’inchiesta pubblicata su La Repubblica relativa a derivati accesi negli anni Novanta, anche per consentire al nostro Paese di entrare da subito nell’euro, e rinegoziati nel 2012.
I dati si evincono da analisi e rielaborazioni di un gruppo di esperti sulla base del documento che il ministero fornisce con cadenza semestrale alla Corte dei Conti. Repubblica ha potuto consultare quel documento di 29 pagine, di cui oggi dà notizia anche il Financial Times.
Alla richiesta di maggiori dettagli avanzata da Repubblica, il Tesoro non ha rilasciato alcun commento. No comment anche dalla Corte dei Conti e dalla Banca centrale europea presieduta da Mario Draghi, che fu direttore generale del ministero tra il 1991 e il 2001, quando molti di quei contratti furono stipulati.