PALERMO, 2 LUGLIO 2013 – La cronaca ce lo racconta ogni giorno. Sono maghrebini, libici, nigeriani, arrivano in Italia convinti di trovare l’America. La cronaca ce li consegna come numeri: “200 migranti soccorsi qua”, “90 clandestini sbarcatì là”…
E troppo spesso dimentichiamo che dietro quei numeri ci sono persone, ci sono storie, ci sono sofferenze. Per fortuna qualcuno, ogni tanto, se ne ricorda.
Lui si chiama Franco, il suo cognome non è importante. È un sottoufficiale e lavora al posto di polizia dell’aeroporto di Palermo. Di extracomunitari che sbarcano ne vede ogni giorno, è il suo lavoro. E il suo lavoro consiste innanzitutto nel controllare se hanno i documenti a posto. Se il permesso di soggiorno è in ordine deve solo stringere loro la mano e salutarli.
Il permesso di soggiorno di Ekene è regolare, scade nel 2015. Quando arriva a Punta Raisi, “spedito” dalla Svizzera che secondo la convenzione di Dublino lo rimanda nel primo Paese dove ha messo piede, Franco controlla i suoi documenti e la storia potrebbe finire lì.
Ma questa volta è diverso. Ekene ha 21 anni, è nigeriano. Parla un inglese approssimativo, non una parola di italiano. Eppure riesce a trasmettere a Franco la sua disperazione. Non sa dove andare, Ekene, non sa dove dormire e di che vivere. Come tanti, non è il primo. Ma in questo poliziotto, come forse accade a qualche suo collega, scatta qualcosa.
Franco alza il telefono, fa qualche chiamata. Contatta la Missione Speranza e Carità di Biagio Conte e parla con don Pino che gli dice “mandami questo fratello, lo accogliamo noi”, nonostante il sovraffollamento della Missione. Franco prende carta e penna, scrive una lettera di presentazione per Ekene, poi compra un biglietto dell’autobus, destinazione Palermo. Infine mette una mano in tasca, trova 10 euro e li dà ad Ekene.
Franco è un poliziotto, ha una moglie e due figli che lo aspettano a casa, uno stipendio da 1.500 euro per il quale, come tutti i suoi colleghi – sembrerà una frase fatta ma è così – rischia la vita. Ma Franco è prima di tutto un uomo come ce ne vorrebbero tanti.
Oggi, dopo l’annuncio della visita del papa a Lampedusa, abbiamo scelto di raccontarvi questa piccola storia: quella di Papa Francesco sarà una visita privata, la presenza di un uomo fra uomini. E gli uomini sono tutti uguali, che indossino l’abito talare o una divisa, quando scelgono di aiutare altri uomini.