Palermo Pride 2013, una festa per tutti. “Più che un Pride, il vero family day”

di Redazione

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Palermo Pride 2013, una festa per tutti. “Più che un Pride, il vero family day”

| sabato 22 Giugno 2013 - 23:42

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PALERMO, 23 GIUGNO 2013 – Migliaia di persone hanno partecipato al Pride di Palermo. Un incontro di persone che hanno sfilato, in conclusione alla settimana di eventi e cultura nel Pride Village, da via Lincoln per tutto il centro. Giovani e meno giovani hanno festeggiato tra musica e colori una giornata di orgoglio ed apertura. 

 

Gay, lesbiche, bisessuali, transessuali, eterosessuali, famiglie, bambini, mamme e papà, nonne e nonni, passeggini. Poi le più tradizionali parrucche, vestiti scintillanti e bizzarri, qualche provocazione, e tanti occhi che ridono in quella che è stata, innanzi tutto, una festa (vedi le foto). Non un party, non è stata una di quelle feste dove si va in pochi per chiudersi dal mondo.

 

Il Palermo Pride è stata una festa dei diritti che ha coinvolto la città e i palermitani. Colori tanti, soprattutto il rosa shocking e poi musica tantissima musica che ha risuonato tra le vie della città da via Lincoln fino ai Cantieri Culturali della Zisa.

 

Rosa “Shocking”. Perché in qualche modo anche questo voleva, forse doveva, essere il gay pride palermitano: uno shock. Ma non un colpo agli occhi, allo stomaco, un’azione violenta o carica d’odio. Palermo di quegli shock non ne può più e allora trova un modo nuovo per stupirsi, per stupire.

 

“Più che un pride mi sembra il family day che sognavo – racconta Massimiliano arrivato da Brescia quattro giorni fa – una signora di sessant’anni mi ha appena dato un bacio”. Erano in tanti i cittadini che da tutta Europa sono venuti a Palermo per festeggiare l’amore. Lo hanno fatto con il teatro, la musica, l’arte, il cinema, l’artigianato e le feste per una settimana ai Cantieri culturali della Zisa. Ieri tra le strade dei palazzi liberty, tra le “balate” e le chiese antiche della città: una grande e allegra parata di persone unite dall’idea che “I diritti degli omosessuali sono diritti umani”.

 

Una discoteca a cielo aperto, senza buttafuori, senza paure. Ragazzi e ragazze nei vestiti meno usuali si muovono insieme ai corpi di improvvisati, o professionisti, ballerini sui carri che guidano il corteo e dettano i tempi musicali. Anche Nichi Vendola al Pride di Palermo: “Il Family day dovrebbe abbracciare il Gay Pride – spiega il governatore pugliese – perché stiamo difendendo la possibilità che i progetti d’amore vengano irrobustiti dall’esercizio dei diritti di cittadinanza. Il Family day dovrebbe sposare il Gay Pride”.

 

Erano tanti anche i personaggi celebri, le istituzioni, gli artisti che hanno sfilato e accompagnato il Pride. Tra di loro anche Vladimir Luxuria, che sul Family day organizzato da alcune associazioni cattoliche oggi al Parco Ninni Cassarà, dice: “E’ questo il vero Family day qui ci sono famiglie etero e gay, senza alcuna discriminazione”.

 

Ma durante la parata del Pride, come del resto durante tutti i dieci giorni di eventi, non è mancato lo spazio per la riflessione e un confronto con la realtà. La campagna di Amnesty International contro le leggi che in alcuni paesi considerano l’omosessualità un reato punibile con la pena di morte ha riportato l’attenzione sulla condizione di migliaia di persone in tutto il mondo, di cui troppo spesso si dimentica di raccontare la storia.

 

Ma è anche la crisi che si consuma in città a diventare protagonista del corteo. I lavoratori del Teatro Biondo, incatenati ai cancelli dell’ingresso per protestare contro la chiusura. Su via Roma compare lo striscione “La cultura non è morta. E’ emarginata” che per qualche minuto, in modo assolutamente pacifico, blocca il Pride, ma poi si riparte.

 

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Oltre 21 i carri colorati e decorati con centinaia di palloncini fucsia hanno guidato la lunga passeggiata delle famiglie e dei ragazzi del Pride. “Amare è un diritto umano” questo è lo slogan, il main theme del Pride. Ma proprio per non perdere la sua originalità e le sue radici ben salde nella città, per il Pride palermitano gli slogan sono stati coniati anche nella “lingua” locale: “Picchi chi è? Ti vogghiu bene”.

 

Gli asterischi rosa, il simbolo del pride, erano ovunque, sui volti di due ragazze strette in un lungo bacio, sulle mani di Antonio, il fidanzato di Massimiliano, anche lui di Brescia, che si stringono forte. Nino, da Bologna, per la prima volta a Palermo dopo tanti anni, mano nella mano nel suo compagno Fabio. Un asterisco sul passeggino dei figli di Anna e Totò, che spiegano “Siamo al Pride per i nostri figli non per noi, devono imparare che non esistono differenze, l’importante  è  amare e rispettare gl altri”.

 

Abbracci in regalo, baci distribuiti col sorriso e poi a riportare tutto ad una relatà ancora viva arriva una ragazza con una bella parrucca e un cartello sincero: “Gli omofobi puzzano”.

 

La provocazione, lo spirito di lanciare per un momento un grido di felicità contro le discriminazioni non mancano nella sfilata palermitana. Un carnevale, non una carnevalata. Un momento di condivisione, di amore. Amore è questa la parola più pronunciata, ascoltata, scritta, cantata, urlata e dipinta a Palermo Pride 2013. Allora solo un piccolo consiglio agli organizzatori per il prossimo anno. Scrivetelo in grande e ovunque quello che insegna Anna ai suoi bambini: “L’amore è bello, sempre”.

 

Twitter: @Bradipale

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