PALERMO, 22 GIUGNO 2013 – Questa è la storia di Nino, un giovane omosessuale di Palermo “fuggito” dalla Sicilia tanti anni fa. Da allora non vi ha più messo piede. Fino a oggi.
Oggi, infatti, Nino passeggia per le strade della sua città natale mano nella mano del suo compagno, una città vestita a festa con i colori del Pride. Nella sua voce l’emozione di chi, per la prima volta, si sente accolto, compreso, accettato. “Sono così orgoglioso della mia città!”, esclama.
“A Palermo – racconta Nino Giordano, titolare della casa editrice di fumetti “Ren Books” di Bologna – se eri gay, dovevi nasconderti, sopprimere i tuoi sentimenti, celarli dentro di te. Questo ti chiedeva la società. La gente magari poteva anche non biasimarti per il tuo essere gay, ma ti chiedeva comunque di non mostrarlo, di non mostrarti. ‘Lo sei? Va bene, ma perché devi dirlo?’. Solo così potevi essere accettato”.
Nino invece non ha mai voluto raccontare bugie su se stesso. Ha scoperto di essere gay quando aveva appena finito le scuole elementari e da allora non ne ha mai fatto mistero. “Da tempo mi interrogavo sui motivi per cui mi sentivo diverso – racconta – quando ne ho realizzato le ragioni, non ho voluto nascondermi dietro un dito. Non potevo accettare che le persone che amavo non mi conoscessero fino in fondo, per quello che ero realmente”.
La gente però non sapeva come comportarsi con la sua diversità. I compagni a scuola lo resero oggetto di derisione, sia per la sua a tratti spiccata femminilità sia per la sua passione per i fumetti. Nemmeno la famiglia riuscì a farlo sentire accettato, tanto che a sedici anni Nino si trovò un lavoro come lavapiatti notturno nei ristoranti e prese casa da solo.
Poi il viaggio in Giappone, la scuola di fumetti, Bologna e il suo sogno che diventa realtà. Nasce “Ren Books”, casa editrice di fumetti a tema omosessuale, aperta con il suo attuale compagno. Oggi il ritorno a Palermo, la sua città natale. Con la gioia non trattenuta nella voce di avercela fatta, di essere felice, di essere tornato a casa. Nei propri panni.
“Pubblicare fumetti per me – dice – è anche il modo per mandare un messaggio a tutti quei ragazzini gay che si sentono soli, incompresi. Ogni volta quello che voglio dire mandando in stampa le nostre storie è che non devono sentirsi emarginati, addirittura malati, no, loro ce la faranno, come ce l’ho fatta io”.