PALERMO, 17 GIUGNO 2013 – PRISM, PRISM e ancora PRISM. Tutti continuano a parlare di questo (nuovo?) sistema che permette alla National Security Agency (Nsa) di avere libero accesso a tutte le comunicazioni online di cittadini stranieri all’estero.
Accade da almeno sei anni, ma soltanto nell’ultimo mese la notizia è stata diffusa alla popolazione mondiale dal Guardian, riportando le dichiarazioni della talpa delle Hawaii, Edward Snowden. Ma che fine ha fatto Snowden? Scomparso, fuggito o forse ucciso. Impensabile che la sua scomparsa non sia strettamente collegata con questo sistema d’informazioni condivise.
Come il soldato Manning per il caso di Wikileaks, Snowden ha sconvolto l’intelligence della prima potenza al mondo mettendo allo scoperto un sistema davvero complesso e spaventoso per tutti gli amanti della privacy. Un database dell’Nsa sempre aggiornato e fondamentale per evitare numerosi attacchi terroristici, almeno secondo l’opinione del presidente Barack Obama. “É difficile coniugare il 100% di prevenzione di attacchi terroristici con il 100% di protezione della Privacy”, ha detto.
Ma molti si chiedono se tutto questo sia legale o meno: sì, grazie al PAA (Protect America Act) istituito dopo l’11 settembre e rinnovato dal presidente Obama fino al 2017, il divieto di mettere sotto sorveglianza le comunicazioni che si servono di server americani è cessato, permettendo alla Nsa di non chiedere autorizzazioni per procedere alla pratica di controllo sulle conversazioni.