I numeri che inchiodano la Sicilia. Speso solo il 19% dei fondi europei, rischiamo di essere commissariati

di Redazione

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I numeri che inchiodano la Sicilia. Speso solo il 19% dei fondi europei, rischiamo di essere commissariati

| domenica 16 Giugno 2013 - 20:04

soldi

PALERMO, 17 GIUGNO 2013 – La Sicilia ha speso meno del 20 per cento degli oltre 6 miliardi di euro del PO Fesr 2007 – 2013: per l’esattezza, il 19,79% pari a poco meno di 1,2 miliardi di euro. Sono numeri che fanno paura e che testimoniano l’ennesimo fallimento.

 

In linea puramente teorica ci sono gli estremi per rischiare il commissariamento da parte dell’Europa, cosa che però appare difficile – almeno per il momento – sebbene qualche commissario abbia già mostrato un po’ di irritazione per la atavica lentezza della nostra spesa.

 

In fondo alla pagina, in anteprima, ci sono i numeri aggiornati al 31 maggio 2013 che fotografano il fallimento. Martedì ci sarà a Palermo una nuova riunione del Comitato di sorveglianza alla quale prenderanno parte esponenti dell’Europa, dello Stato e della Regione siciliana: quello che ne verrà fuori non sarà un quadro confortante.

 

Va aggiunto, comunque, che nel giro di qualche settimana da Bruxelles arriverà l’ok a una nuova programmazione dei fondi europei. Considerato che la Sicilia mai avrebbe potuto spendere per intero i 6 miliardi del Fondo entro il termine ultimo e perentorio del 31 dicembre 2015, si è trovato l’escamotage: circa un miliardo e mezzo del Fondo sarà dirottato a Roma e potrà essere utilizzato dalla Sicilia per nuovi progetti senza un vincolo di scadenza.

 

Un modo per aggirare l’ostacolo ed evitare che il flop assuma dimensioni colossali. Per semplificare la comprensione della manovra: se la Sicilia ha speso finora 1,2 miliardi su 6, pari al 20% del totale, quando il Fondo verrà abbattuto a 4,5 miliardi, la stessa spesa di 1,2 miliardi rappresenterà circa il 27% del totale.

 

Poi bisognerà valutare anche la correttezza delle procedure di spesa finora seguite e qualche rendicontazione, anche milionaria, potrebbe non essere conforme ai rigorosi paletti imposti dall’Europa: ma questo è un capitolo a parte.

 

Al di là delle alchimie, resta l’incapacità tipicamente siciliana di sfruttare una serie di opportunità che hanno fatto invece la fortuna di altre regioni disagiate. Di fronte a una crisi senza precedenti, con la Sicilia sull’orlo del baratro, una corretta programmazione e una seria incentivazione alla spesa avrebbero potuto garantire infrastrutture e lavoro in una terra che ormai è a un passo dal conflitto sociale.

 

Il fallimento non può certo essere ascritto soltanto a questo Governo. Ma il presidente della Regione, Rosario Crocetta, nonostante sia conosciuto e apprezzato in sede europea come nessuno dei suoi predecessori, non ha ancora saputo trovare alcun correttivo. Negli oltre sei mesi del suo governo si è riusciti a spendere solo 60 milioni di euro, pari all’1%. E certe rotazioni nei ruoli chiave sono apparse a dir poco cervellotiche.

 

A parole, ma soltanto a parole, Crocetta ha operato una rivoluzione dietro l’altra, stravolgendo la composizione degli assessorati – con scarsissimi risultati pratici, basta andare negli uffici per constatare -, ha anche lavorato con profitto sotto il profilo politico ma ha dato l’impressione di non riuscire a capire e domare la complessa macchina amministrativa.

 

Crocetta si è giocato l’ultima carta. Al Dipartimento Programmazione ha mandato via Felice Bonanno (che è diventato il capro espiatorio, pagando per tutti il prezzo di risultati insufficienti ma che ha avuto il merito in passato di non avere mai “restituito” un euro alla commissione europea) e ha chiamato alla guida Vincenzo Falgares, dirigente regionale già molto esperto a dispetto della giovane età.

 

Falgares, conti alla mano,  finora ha dimostrato con i fatti (38%) di essere il dirigente generale che ha speso più di tutti sia in valore assoluto che in percentuale (era al Dipartimento infrastrutture).

 

Da solo potrà fare poco, la speranza è che il presidente – terminate tutte le tornate elettorali possibili – gli stia a fianco richiamando tutta la classe dirigente regionale a performance da paese civile.

 

Di seguito l’elenco dei dipartimenti regionali. Tra parentesi, nell’ordine, il fondo a disposizione, la spesa effettuata fino al 31 maggio e la percentuale sul totale)

 

Infrastrutture: (1.721.030.798 – 652.555.870 – 37,92%)
Attività produttive: (969.831.962 – 116.995.414 – 12,06%)
Energia: (560.027.968 – 54.868.359 – 9,80%)
Acque e rifiuti: (517.307.243 – 129.290.480 – 24,99%)
Ambiente: (417.894.292 – 12.231.204 – 2,93%)
Turismo: (385.896.633 – 25.852.776 – 6,70%)
Beni Culturali: (331.431.210 – 40.078.500 – 12,09%)
Istruzione: (263.100.000 – 0 – 0)
Pianificazione strategica sanità: (234.824.723 – 33.602.455 – 14,31%)
Bilancio e tesoro: (231.854.471 – 42.272.018 – 18,23%)
Protezione civile: (124.318.710 – 26.227.678 – 21,10%)
Famiglia: (137.828.984 – 299.310 – 0,22%)
Programmazione: 87.792.102 – 10.087.323 – 11,49%)
Finanze e credito: (51.574.377 – 50.540.437 – 98,00%)
Urbanistica: (4.891.625 – 335.638 – 6,86%)

 

TOTALE: 6.039.605.098 – 1.195.237462 – 19,79%

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