Province, via i vertici ma i commissari non ci sono. L’ultima parola spetta alla Consulta

di Redazione

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Province, via i vertici ma i commissari non ci sono. L’ultima parola spetta alla Consulta

| domenica 16 Giugno 2013 - 11:37

palazzo comitini

PALERMO, 17 GIUGNO 2013 – È il primo giorno senza Province. Ma anche senza i Consorzi dei Comuni che dovranno sostituirle. La Sicilia si sveglia oggi senza gli enti intermedi che nell’Isola gestiscono principalmente scuole superiori e viabilità secondaria che, in una terra dove le autostrade scarseggiano, tanto secondaria non è.

 

Nove Province, un esercito di 5.600 dipendenti, società partecipate ed enti satellite che ora dovranno essere traghettati verso i Consorzi dei Comuni. A farlo saranno i commissari. Quei commissari che ancora il governo Crocetta non ha nominato. Dallo staff del presidente filtra che lo farà nei prossimi giorni. Intanto l’Assessorato alle Autonomie locali inoltrerà oggi ai Prefetti la richiesta di un elenco di nomi fra i quali scegliere quelli dei commissari.

 

A Catania, Trapani, Ragusa e Caltanissetta dovrebbero con buona probabilità essere confermati gli attuali commissari, nominati dopo le dimissioni dei vertici. Resterebbero quindi al loro posto Antonina Liotta, Darco Pellos, Giovanni Scarso e Raffaele Sirico. Sulle altre nomine circolano diverse indiscrezioni, non confermate ancora. Si fanno i nomi di Domenico Tucci a Palermo, Alessandro Giacchetti a Siracusa, Filippo Romano a Messina.

 

Oggi dunque le Province riaprono i loro portoni senza organi di governo e senza un’identità: Province non sono più, Consorzi non lo sono ancora. Per arrivare ai Consorzi deve ancora costruirsi un “modello”, una sorta di impalcatura in cui incastrare le competenze delle Province, tempi e modi del passaggio. Per fare tutto ciò la Regione ha istituito quattro tavoli tematici che hanno proprio il compito di fotografare la situazione e elaborare una proposta.

 

Quattro tavoli che analizzeranno, nei prossimi mesi, i temi delle città metropolitane, delle società partecipate e degli aspetti finanziari connessi, delle funzioni e competenze da riassegnare e degli Ato (sia idrico che rifiuti). Ai tavoli, già insediatisi, siedono la Regione, l’Università, l’Urps, l’Anci, l’Asael e l’Asacel. “Abbiamo avviato un confronto istituzionale – spiega Giovanni Avanti, ormai ex presidente della Provincia di Palermo ma che continua a guidare l’Unione regionale delle Province Siciliane – , è necessario stabilire un nuovo modello di governance. In questa fase è necessario evitare duplicazioni ma anche reazionalizzare e non creare confusione”.

 

Di confusione in effetti la legge approvata dall’Ars a marzo ne ha creata e non poca. L’abolizione delle Province infatti è immediata ma entro il 31 dicembre l’Ars dovrà approvare una nuova legge che disciplina i Consorzi dei Comuni. Con un inevitabile periodo di transizione difficile da gestire: i nodi da sciogliere sono tanti, dalla distribuzione territoriale delle competenze al passaggio del personale, dai temi strettamente giuridici e finanziari alla gestione del patrimonio.

 

E la partita potrebbe non essere ancora chiusa: un ricorso dell’Upi davanti alla Corte Costituzionale solleva dubbi di legittimità sull’abolizione delle Province. La Consulta si pronuncerà il 4 luglio. E non è detto che tutto non torni in discussione.

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