PALERMO, 14 GIUGNO 2013 – Una condanna a 7 anni e 4 mesi di reclusione è stata richiesta dai pm Paolo Guido e Andrea Tarondo, al termine della loro requisitoria, nei confronti del senatore del Pdl, Antonio D’Alì, imputato per concorso esterno in associazione mafiosa.
Il processo con il rito abbreviato si tiene davanti al gup di Palermo, Giovanni Francolini. Prossima udienza il 21 giugno. La richiesta è stata formulata dopo che nelle due precedenti udienze i magistrati dell’accusa si sono soffermati su alcuni episodi che avrebbero visto coinvolto il parlamentare, in particolare nel periodo in cui è stato sottosegretario all’Interno.
Accuse che vengono respinte dagli avvocati difensori dell’esponente politico, i legali Gino Bosco e Stefano Pellegrino, che annunciano che avanzeranno una richiesta di “assoluzione perchè il fatto non sussiste”.
“Per le stesse conclusioni del pm Guido, circa il riconoscimento da parte della Dda – Procura di Palermo che ‘nessuna condotta concreta, effettiva e fattuale agevolatrice dell’associazione mafiosa’ è stata accertata a carico del senatore Antonio D’Alì, e considerata la documentazione da noi prodotta rispetto alle generiche contestazioni mosse, oggi – dicono i due legali – ci saremmo attesi una coerente richiesta di assoluzione, tenuto anche conto degli indirizzi certi della giurisprudenza consolidata negli anni sul tipo di reato ipotizzato”.
“Ribadiamo – aggiungono – che fino ad oggi per ogni addebito ascritto al nostro assistito, abbiamo prodotto ‘documentazione di fatti concreti’ e ‘riscontri positivi’ che escludono qualsivoglia addebito di reato del senatore D’Alì; per questo abbiamo chiesto e torneremo a chiedere al Giudice la piena assoluzione del Senatore. Ci attendevamo che a queste coerenti conclusioni fossero pervenuti gli stessi pm che, lo ricordiamo, in precedenza e per i medesimi fatti, avevano chiesto per ben due volte l’archiviazione del procedimento”.
“Il senatore D’Alì – concludono i due avvocati – non si è limitato fino a oggi a semplicemente respingere l’accusa di essere un concorrente esterno di ‘cosa nostra’, ma ha processualmente e positivamente provato la totale estraneità ai fatti contestatigli”.
(Italpress)