PALERMO, 12 GIUGNO 2013 – Catania e Palermo, adesso divise calcisticamente da una categoria, risultano unite nell’effetto nostalgia. A chi non è capitato di reincontrare una vecchia fiamma facendo un pensierino su un fugace revival?
Con la differenza che qui non si tratta di una serata amarcord, con finale dolce amaro, bensì di un nuovo fidanzamento ufficiale, con tanto di rispettivi genitori a cena e pasticcini già visti.
C’è qualcosa di perverso nell’innamoramento dei siciliani per i loro guru. Orlando & Bianco, Bianco & Orlando, sempre loro. Condannati all’eterno ritorno, gli ex democristiani, ex ulivisti, ex democratici, ex margherite, ex qualcos’altro, tornano a guidare le loro città. Senza nemmeno uno sforzo di fantasia per il quale avremmo potuto vedere il catanese Bianco a Palazzo delle Aquile e il palermitano Orlando in groppa all’elefantino di Piazza Duomo.
Al di là degli indubbi meriti reciproci, la prima domanda che sorge spontanea è: ma non c’è nessun altro nel centro sinistra a Palermo e Catania?
Fondamentalmente due città di destra, riescono a cambiare colore esclusivamente con i due sindaci storici. Accadde qualcosa di simile anche alla Juve di Lippi e al Milan di Capello. Che però non ripeterono i cicli fortunati degli anni precedenti. Non auguriamo identica sorte ai sindaci, eppure la sensazione che la minestra riscaldata non sia ugualmente gustosa come qualche anno addietro, è forte.
Il problema del ricambio generazionale non è fine a se stesso. Senza un’adeguata formazione politica, civile, sociale, il cittadino sceglie l’usato sicuro al posto del neofita incerto.
L’esperimento del cittadino scognito mandato in parlamento, sperimentato dai grillini nelle ultime politiche, sembra già un ricordo sbiadito, una scommessa perduta nei meandri del qualunquismo antipolitico indistinto. E comunque è più difficile che funzioni nelle elezioni amministrative, dove il sindaco deve essere conosciuto, preparato, percepito come leader.
A Palermo e Catania sono diversi i tempi, gli scenari, le risorse economiche e le generazioni, rispetto alle prime sindacature di B&O. Saranno ancora in grado di fare sognare, di proporre soluzioni, di coinvolgere la gente?
Con un minimo di diffidenza e felici di sbagliarci ce lo auguriamo. Per tutti noi.