PALERMO, 12 GIUGNO 2013 – Il deputato del Pdl all’Ars, Salvino Caputo, è decaduto dalla carica di onorevole. Al suo posto Pietro Alongi, attualmente vicepresidente della Provincia di Palermo, primo dei non eletti del Pdl.
E’ una decisione presa oggi pomeriggio dalla Commissione verifica poteri dell’Assemblea Regionale Siciliana presieduta dal presidente dell’Ars Giovanni Ardizzone. In realtà non c’è stata una vera e propria votazione ma soltanto una presa d’atto delle carte che rendono inevitabile questa decisione.
La decisione è stata comunicata all’Ars dal presidente dell’Ars Ardizzone che ha comunicato che la “decadenza di Caputo decorre dalla data del 21 maggio” giorno in cui la Cassazione ha confermato la condanna.
Salvino Caputo decade in seguito alla condanna definitiva a un anno e cinque mesi per abuso d’ufficio diventata definitiva la settimana scorsa con il pronunciamento della Cassazione. Caputo – questo il motivo della condanna – nel periodo in cui era sindaco di Monreale aveva tentato di far cancellare alcune multe, tra cui quella per l’allora arcivescovo Salvatore Cassisa.
Come anticipato il mese scorso da Si24, il reato commesso da Salvino Caputo rientra fra quelli previsti dalle norme che riguardano l’incandidabilità alle elezioni regionali e comunque la decadenza da una serie di incarichi pubblici.
Il caso era stato sollevato il mese scorso all’Ars da alcuni deputati.
Toto Cordaro, deputato del Cantiere Popolare, oggi in Aula ha rivendicato l’autonomia del Parlamento siciliano che “avrebbe dovuto essere chiamata al voto per decidere la decadenza di un proprio rappresentante” e ha poi paventato il rischio che così facendo “l’Ars diventa alla stregua di un qualunque consiglio comunale, dobbiamo recuperare centralità che stiamo perdendo”.
A sollevare dubbi sulla legittimità e sull’opportunità della decisione assunta dall’Ars sono intervenuti anche il capogruppo del Pdl Nino D’Asero e i deputati del Pdl Giorgio Assenza e Vincenzo Vinciullo.
Il presidente Ardizzone ha però bloccato sul nascere le contestazioni. “Dura lex sed lex”, ha detto, spiegando che una simile decisione non può far piacere a nessuno ma che la strada era obbligata e che il rispetto delle leggi non rende certo meno prestigiosa una istituzione.