PALERMO, 11 GIUGNO 2013 – E alla fine, a Messina, sarà ballottaggio. Felice Calabrò, candidato del centrosinistra, dovrà vedersela al secondo turno con Stefano Accorinti, militante pacifista sostenuto da una lista civica.
Il verdetto finale arriva all’ultimo respiro, all’ultima sezione, all’ultima scheda. Lo spoglio è lento, lentissimo. E la notte è stata lunga. Per alcune ore Calabrò ha pensato di avercela fatta: partito subito in vantaggio, a metà scrutinio le percentuali oscillavano fra il 53 e il 52%. Perfino Crocetta aveva festeggiato nel suo comitato elettorale, convinto di una vittoria a primo turno.
Poi il vantaggio si è assottigliato. Fino alla beffa finale: 49,94%, praticamente una manciata di voti per arrivare alla poltrona di Palazzo Zanca. Calabrò, sino all’ultimo, nel conteggio dei voti ha pensato di avere superato, seppure di poco, la soglia del 50%: sul suo sito si parla del 50,02 ma i dati ufficiali smentiscono questo calcolo.
Ora al secondo turno sarà una battaglia tutta giocata a sinistra. Calabrò conta innanzitutto sul sostegno del Pd. Dalla sua anche il Megafono che nella città dello Stretto ha raggiunto quasi il 9% e dei Democratici Riformisti molto vicini al movimento del governatore e forti di un 11,56 %. A sostegno di Calabrò anche l’Udc che a Messina è rappresentato dal ministro Gianpiero D’Alia.
Il suo avversario Stefano Accorinti è uno storico militante pacifista, fondatore del movimento No al Ponte. La sua è un’affermazione personale inattesa, sorprendente, con il 23,88%: ben oltre l’8,20% della lista che lo sosteneva.
Resterà ora da capire se le allenze per il ballottaggio si modificheranno, dove andranno i voti dei candidati esclusi, e in particolare dove confluiranno i voti del centrodestra che con il 18,49 potrebbe dire la sua.