PALERMO, 8 GIUGNO 2013 – Sta scatenando un putiferio il menù di un locale di Vienna dove i panini hanno nomi di boss ed eroi antimafia. Il pub è chiuso da due mesi ma la lista delle loro specialtà ha fatto il giro del mondo, attirando polemiche.
Il locale si chiama (o meglio si chiamava) “Don Panino” e lo aveva aperto in Seidengasse 31 una coppia di italiani, Marco e Julia Marchetta. Vendevano prodotti tipici del Sud Italia. Da qualche settimana i residenti hanno visto le saracinesche abbbassate. Il menù però circola ancora sul web. Con i piatti decisamente di cattivo gusto.
Nel menù figuravano “Don Buscetta”, “Don Falcone”, “Don Peppino” in un accostamento quantomeno infelice. Ancora più sgradevole la descrizione di alcuni panini: quello che porta il nome di Peppino Impastato ad esempio è descritto come “Siciliano dalla bocca larga fu cotto in una bomba come un pollo nel barbecue” mentre Giovanni Falcone è “il più grande rivale della mafia di Palermo, ma purtroppo sarà grigliato come un salsicciotto”.
Un’iniziativa che Maria Falcone, sorella del magistrato ucciso nella strage di Capaci definisce ”volgare e blasfema”. Ma la Falcone non è stata l’unica ad indignarsi tanto che sul caso è pure intervenuta la Farnesina, attraverso l‘incaricato d’affari dell’ambasciata italiana a Vienna, Sergio Pagano, che ha evidenziato alle autorità austrache come l‘utilizzo dei nomi di persone distintesi nella lotta contro la mafia, “effettuato in maniera distorta e a fini meramente commerciali, è non solo di cattivo gusto, ma anche altamente offensivo della memoria di quelle stesse persone che hanno pagato il prezzo più alto ed irriguardoso nei confronti di chi opera quotidianamente con il proprio lavoro per sconfiggere il fenomeno mafioso, ed è pertanto da considerarsi inaccettabile”.
Al Ministero degli Esteri erano arrivate diverse sollecitazioni. La prima ad insorgere era stata Rete 100 Passi, l’associazione che raccoglie il testimone di Radio Aut, l’emittente fondata proprio da Peppino Impastato. “Riteniamo l’episodio gravissimo e frutto non solo di un utilizzo di cattivo gusto per motivi commerciali, ma di qualcosa di più profondo”. Temiamo che non si tratti, come supposto da alcuni giornali, di un episodio occasionale, di luoghi comuni sull’Italia o di un episodio di xenofobia. Il logo del locale che richiama il manifesto del film ‘Il padrino’ lo abbiamo gia’ visto anche in Germania, in alcuni locali spesso gestiti da italiani. Chiediamo l’intervento del ministro degli esteri Emma Bonino per l’immediato intervento delle autorita’ austriache e quello delle autorità competenti per l’avvio di accertamenti sull’origine dei locali che portano questo marchio”.
Il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, aveva scritto al premier Enrico Letta e al Ministro degli Esteri Emma Bonino. “Al di là dei necessari accertamenti che sono certo sia le Autorità italiane che quelle austriache vorranno fare sui titolari di questa pseudo azienda e sull’origine dei rispettivi capitali – dice Orlando – credo urgentissimo e necessario che il governo italiano intervenga presso quello austriaco perché sia impedito che la memoria delle vittime di mafia sia infangata dall’accostamento a nomi mafiosi e dall’utilizzo di parole offensive cosi utilizzate da questa catena alimentare”.
“È inaccettabile che in un Paese civile e amico come l’Austria si possa tollerare, in un locale pubblico della capitale, l’oltraggio alla memoria dei siciliani vittime ella mafia”, ha commentato Nello Musumeci, presidente della commissione regionale Antimafia. “Non bastano le scuse ufficiali del governo austriaco ed il ritiro immediato di quei macabri listini. Poiché non è questo il primo caso in Europa, credo serva un vigoroso intervento della commissione di Bruxelles su ogni Stato membro, affinché sia rigorosamente vietato il commercio di oggetti e souvenir che, anche in maniera caricaturale, possano richiamare personaggi e luoghi comuni legati alla mafia”.
Un intervento del governo era stato chiesto anche dai deputati del Pd Michele Anzaldi, Laura Cantini ed Ernesto Magorno. “Un locale di Vienna – dicono – offende la memoria di Falcone ed Impastato ed offre dell’Italia un’immagine avvilente, senza incorrere in alcuna sanzione. Torniamo a chiedere al ministro Bonino di intervenire convocando l’ambasciatore, quei menù vanno rimossi”.
“Il ministro degli Esteri, Emma Bonino, intervenga immediatamente presso il collega austriaco e faccia rimuovere gli indegni menù del locale viennese che sono un insulto alla memoria di Giovanni Falcone e Peppino Impastato”. Antonio Di Pietro ha affidato alla sua pagina Facebook il suo pensiero.
Gianpiero D’Alia, ministro per la Pubblica Amministrazione e la Semplificazione aveva annunciato che avrebbe chiesto “al ministro Emma Bonino un intervento urgente perchè venga rimossa questa squallida trovata commerciale che offende la memoria delle vittime di mafia e tutto il popolo italiano”.
“Chiediamo alla Farnesina di intervenire – dice il capogruppo di Sel in commissione Esteri alla Camera, Arturo Scotto – , esigendo le scuse ufficiali dalle autorità austriache nonchè la rimozione di queste scritte ignobili. Che i luoghi comuni sulla Sicilia finiscano nel menu di un Pub viennese ci meraviglia, ma non ci stupisce. Che, invece, accanto a un panino intitolato a Tano Badalamenti o a una frittura dedicata a Totò Riina, possa trovare posto un’allusione macabra alla strage di Capaci attraverso la figura di Giovanni Falcone o alla figura splendida di Peppino Impastato, ci indigna profondamente”, sottolinea Scotto.