PALERMO, 7 GIUGNO 2013 – “Ma quale piano straordinario per il lavoro”. Maurizio Bernava, segretario regionale della Cisl, è durissimo con il governo regionale che ieri ha annunciato la concessione di 50 milioni di euro per i cantieri di lavoro come piano straordinario per l’occupazione. Ma Bernava non è il solo a criticare Crocetta e i suoi assessori: è un coro di no.
“Uno strumento assistenziale e clientelare che risale agli anni della peggiore politica”, osserva Bernava che poi parla di una “mera manipolazione mediatica. Se Crocetta avesse ascoltato le sollecitazioni costruttive che le forze sociali oppresse da una crisi senza precedenti, avanzano da mesi e hanno avanzato anche ieri dal Politeama di Palermo durante una manifestazione tutta propositiva, ci avrebbe risparmiato l’espressione piano straordinario per il lavoro”.
“Per il mondo produttivo siciliano in sofferenza, inascoltato, impegnato in continue lotte e privato di una strategia di sviluppo, dal governo regionale, suona come offesa e provocazione – sottolinea il segretario – il recupero dello strumento assistenzialistico dei cantieri di lavoro, impiegato finora per raccogliere voti e che nulla ha da spartire con lo sviluppo di un’economia reale e produttiva”.
Questo strumento, ricorda Bernava, lo abbiamo contestato pesantemente nel 2010 al governo Lombardo, “non ci saremmo mai aspettati che il governo della discontinuità, pressato dalle organizzazioni dei lavoratori e degli imprenditori, lo resuscitasse ora, a due giorni dal voto per le elezioni amministrative”.
Altrettanto dura la Filca Cisl Sicilia, con il segretario regionale Santino Barbera. “Il governatore Crocetta, sbandierando il consueto assistenzialismo improduttivo dei cantieri lavoro, ha dimostrato che la sua priorità è quella di ottenere solo benefici elettorali e ha dimostrato di non avere alcuna visione strategica e conoscenza dei bisogni dell’economia reale siciliana. La stessa contestazione e critica l’abbiamo fatta al governo precedente che ha messo in atto l’esperienza fallimentare dei cantieri lavoro costati 260 milioni di euro”.
“Propagandare come strumento di sviluppo e occupazione i cantieri lavoro storicamente utili solo ai sindaci per raccogliere voti – ha proseguito Barbera – rappresenta una provocazione per i lavoratori edili che sono allo disperazione sociale. E’ ora che il presidente della Regione siciliana e tutta la classe politica dell’Isola lo capiscano”.
E’ stata ribadita l’urgenza della definizione, da parte del governo regionale, di un piano di emergenza e sviluppo per l’Isola, che parta dall’edilizia come strumento per alimentare l’economia e il tessuto produttivo siciliano stremato dalla crisi.
Pungente anche il “renziano” Davide Faraone, del Pd. “Cinquanta milioni di euro per dare lavoro a ventimila giovani per 3 mesi? Questa è la nostra rivoluzione? Ancora una volta, mi sembra, siamo di fronte a finanziamenti a pioggia, che servono per tamponare l’emergenza, piuttosto che porre le basi per lo sviluppo futuro. Perchè non si pensa a come rilanciare il sistema siciliano dando fiducia alle idee e all’imprenditorialità dei giovani, magari utilizzando quei fondi per creare fondi speciali o prestiti d’onore per avviare nuove imprese innovative? Con queste cifre, si potrebbero concedere 2000 prestiti da venticinquemila euro, ad esempio, che generino altro lavoro e sviluppo e che non durino il misero spazio di un trimestre”.
Per il Movimento Cinque Stelle “la chiave di lettura del nuovo provvedimento tirato fuori dal presidente della Regione Crocetta per dare lavoro temporaneo a 20.000 persone è una sola: quella elettorale”. “Sono quei provvedimenti – afferma il deputato all’Ars, Salvatore Siragusa – che non si possono definire nemmeno tampone, vista la durata brevissima che li caratterizza. Non è in questa direzione che vanno indirizzati gli sforzi per dare respiro all’economia”.
“Cinquanta milioni di euro non sono bruscolini per destinarli ad interventi che non hanno alcunchè di strutturale. Bisogna, ad esempio, riavviare il meccanismo dei finanziamenti alle imprese, cosa che, nel nostro piccolo, stiamo portando avanti col microcredito, al cui regolamento stiamo lavorando e che faremo partire il più presto possibile. Certo, le risorse che avremo a disposizione sono limitatissime, ma se gli sforzi del governo si unissero ai nostri probabilmente riusciremmo ad aiutare tantissime piccole imprese e, di conseguenza, tantissime famiglie”.
Attaccano anche gli imprenditori edili. “La Regione diventa la prima impresa edile assistenziale italiana – dice il presidente della Cassa edile di Palermo, Fabio Sanfratello – . In un momento in cui il comparto edile soffre una crisi senza precedenti – prosegue Sanfratello -, con oltre tremila posti di lavoro persi nell’ultimo anno solo a Palermo e centinaia di imprese costrette alla chiusura, a pochi giorni dall’inascoltato grido di dolore che imprese e sindacati hanno manifestato in piazza senza neppure essere ricevuti dal governatore, il governo ha deciso di caricare sulle casse pubbliche un provvedimento che non risolverà affatto i problemi del comparto edile, trasformando la Regione nella prima impresa edile assistenziale italiana. Anche da questo si vede che in Sicilia sappiamo sempre essere originali e primeggiare in tutto”.
“L’idea della Giunta regionale di autorizzare un piano straordinario di cantieri di servizio con uno stanziamento di 50 milioni di euro non favorisce, ma va contro il settore edile”. Rincara la dose il presidente di Ance Palermo, Giuseppe Di Giovanna. “Questi piani di utilizzo lavorativo, così concepiti non servono a dare linfa al nostro settore o a creare nuovi posti di lavoro ma solo ad alimentare inutile assistenzialismo – spiega -. Diverso sarebbe stato pensare, ad esempio, di creare 50 cantieri per un milione di euro ciascuno, nei quali far lavorare gli stessi inoccupati destinatari delle risorse”.
“In questo modo – continua il presidente di Ance Palermo – si sarebbero potuti avviare lavori davvero utili per il territorio, come ad esempio la manutenzione di scuole o uffici di cui c’è tanto bisogno e si sarebbe creata occupazione anche per l’indotto. Questo provvedimento non è altro che l’ennesima dimostrazione del fatto che non c’è una volontà vera di occuparsi della crisi del nostro settore”, conclude Di Giovanna.