TORINO, 3 GIUGNO 2013 – La corte d’appello di Torino ha condannato a 18 anni, due in più rispetto alla pena inflitta in primo grado, il magnate svizzero Stephan Schmidheiny, 66 anni, unico imputato al processo Eternit, dopo la morte, avvenuta il 21 maggio scorso, del barone belga Louis De Cartier De Marchienne, a 92 anni.
Entrambi erano stati condannati a 16 anni, il 13 febbraio 2012, per disastro doloso permanente e omissione dolosa di misure antinfortunistiche. La Corte d’Appello di Torino ha ritenuto il miliardario elvetico responsabile di disastro anche per gli stabilimenti Eternit di Bagnoli e Rubiera.
Una sentenza che è stata definita “storica” e che fornisce un precedente. Ammonta a 30,9 milioni di euro la somma che la Corte d’Appello di Torino ha accordato al Comune di Casale Monferrato, dove la multinazionale dell’amianto aveva il suo stabilimento italiano più importante e il numero delle vittime è stato più elevato che altrove. Per la Regione Piemonte disposte provvisionali per 20 milioni di euro.
A ciascuna delle 932 persone fisiche (malati o parenti di persone decedute) citate nel documento sono stati destinati 30 mila euro. Le somme dovranno essere pagate dall’imputato, Stephan Schmidheiny, e dai responsabili civili Anova, Becon e Amindus, società della galassia Eternit.
In totale si tratta di 89 milioni di indennizzi che la Eternit dovrà versare a titolo di provvisionale (vale a dire come acconto sul risarcimento vero e proprio) alle parti civili. Inail e Inps, parti civili al processo, sono invece state escluse come parti lese dai risarcimenti. Per capire perché occorrerà attendere le motivazioni.