PALERMO, 3 GIUGNO 2013 – Palermo saluta Franco Scaldati, il sarto diventato attore, che ha saputo trasformare il teatro in poesia. La messa per i funerali si è svolta nella chiesa di San Francesco Saverio, nel quartiere dell’Albergheria, dove Scaldati ha lavorato fino a pochi giorni fa, in un laboratorio teatrale rivolto ai giovani.
Presenti alla messa parenti, amici, attori, registi e anche il sindaco di Palermo Leoluca Orlando. Hanno dato il loro estremo saluto all’attore surrealista, ricordando momenti di vita e di teatro trascorsi con lui. Mario Pupella ha ricordato gli esordi sul palcoscenico e un viaggio fatto con Franco da Palermo a Catania “quando ancora l’autostrada non c’era”, per andare a prendere una sceneggiatura su I Malavoglia. Ernesto Maria Ponte, invece, ha raccontato delle partite a “scopa” durante una tournée al teatro Biondo.
Proprio al teatro Biondo ha avuto inizio la carriera di Scaldati. Lì, ancora poco più che bambino, andò a lavorare come aiuto sarto, per poi passare a solcare il palcoscenico. Nel ’78 fondò la Compagnia del Sarto. Il successo è arrivato con “Il pozzo dei pazzi”, dove nascono due personaggi che torneranno ciclicamente nelle sue opere, Totò e Vicè. Nel suo teatro i protagonisti erano sempre personaggi ai margini dell’umanità. “Siamo debitori a Franco, ci ha dato occhi per guardare e orecchie per sentire l’anima dei quartieri di Palermo”, ha detto il parroco durante l’omelia.
La sua potenza scenica non è passata inosservata alle telecamere cinematografiche: da Ciprì e Maresco a Giuseppe Tornatore, con il quale ha lavorato in L’uomo delle Stelle e Baaria, il suo volto ha dato grande forza ed espressività ai personaggi che ha interpretato.
