PALERMO, 30 MAGGIO 2013 – L’Ars discuterà oggi due mozioni “urgenti” sulla “piena e corretta” applicazione dell’articolo 37 dello Statuto speciale della Sicilia. La norma che assegna alla Regione le tasse delle aziende che operano sull’Isola. Una panacea che ci spetterebbe per diritto, ma la realtà è più controversa. Un dibattito lungo anni. Un dibattito che va avanti dal 1947.
Additata troppo spesso nelle cronache nazionali come Regione “parassita”, la Sicilia ha sempre avuto nella manica gli assi da giocare per vincere la propria partita con lo Stato centrale e provare a vivere della propria ricchezza: gli articoli 36, 37 e 38 dello Statuto. Possibilità di introdurre nuove tasse regionali, incasso diretto delle imposte delle aziende che operano in Sicilia (anche se la sede legale è registrata altrove) e diritto a un fondo di solidarietà annuale dallo Stato centrale per le opere infrastrutturali.
Tutti principi mai applicati, o solo parzialmente, che – a dire degli autonomisti siciliani – hanno privato la Regione di una ricchezza difficilmente quantificabile.
Una battaglia che adesso si sono intestati i parlamentari regionali del Movimento 5 Stelle, firmatari di una delle due mozioni (il cui testo potete leggere qui) che verranno votate, con una discussione unificata, questo pomeriggio all’Assemblea regionale siciliana.
Dopo essersi preoccupati di stabilire “gli automatismi per la determinazione del gettito attribuibile alla Regione, così che a partire dall’esercizio finanziario del 2014 essa non debba più essere affidata a stime forfettarie”, i grillini chiedono al governo di Roma di “disporre un gettito compensativo a favore della Regione non inferiore a 5 miliardi di euro, come compenso della mancata attuazione dell’articolo 37 dal 1947 al 2012, e per la sua applicazione puramente simbolica nel 2013”.
“La Sicilia – dicono i parlamentari del Gruppo M5S di Sala d’Ercole – non può subire ulteriori drammatici tagli o sottrazioni indebite di gettito tributario proprio nel momento di maggior crisi sistemica, senza incorrere in una devastazione sociale ed economica dagli esiti imprevedibili”.
L’altra mozione che sarà discussa oggi in Aula (il cui testo potete leggere qui), quella del Pdl-Mpa che raccoglie l’opposizione di centro destra dell’Ars, è meno tecnica e più politica e oltre all’applicazione concreta e definitiva dell’articolo 37 chiede che lo Stato non approfitti di un passaggio di competenze sulla riscossione dei tributi per “appioppare” alla Regione siciliana anche la gestione di altri servizi, che andrebbero ad aggravare la situazione di spesa corrente.
Tra l’altro, i firmatari chiedono al Governo Crocetta di fare ricorso alla Corte Costituzionale contro il decreto legge dell’aprile del 2013 firmato dall’ex premier Monti con cui si dà attuazione all’articolo 37 dello Statuto utilizzando fondi tolti dall’articolo 38 dello stesso statuto, ovvero quelli “di solidarietà” destinati alle infrastrutture. “Il governo si impegni con atti concreti, oltre che con le parole”, dicono i firmatari.
La discussione di questo pomeriggio sarà quindi una prova importante per il presidente della Regione, Rosario Crocetta, che ha più volte annunciato di avere conseguito, dopo decenni di governi regionali inconcludenti, la piena applicazione dell’articolo 37 dello Statuto – “Uno dei sogni dei padri dello Statuto siciliano e degli autonomisti trova attuazione su proposta della Regione siciliana”, aveva detto – e che si ritrova oggi a dover dimostrare, all’Aula e a tutti i siciliani, che non si trattava di parole al vento e che l’impegno per garantire alla Sicilia questa nuova e consistente entrata continua.