PALERMO, 26 MAGGIO 2013 – Nel magnifico scenario della Ex Reale Fonderia alla Cala, a partire dalle 16 di oggi, i partecipanti del terzo ciclo di Sementor presenteranno le loro idee imprenditoriali al pubblico.
Sementor è un’iniziativa partorita all’interno di neu[nòi] (www.neunoi.it), il coworking nel centro storico di Palermo ed ha come obiettivo quello di incentivare il trasferimento a giovani talenti (semen) di conoscenza e competenza da parte di affermati esperti (mentor), allo scopo di dare vita ad idee progettuali innovative.
La terza edizione di Sementor è stata dedicata al turismo, un tema scelto con l’obiettivo di raccogliere idee imprenditoriali innovative in un ambito cruciale per la regione Sicilia. Le idee presentate avranno come finalità una ricaduta positiva sull’economia del territorio e la promozione di attività all’insegna della trasparenza e della legalità. L’associazione neu [nòi] ha dato durante il percorso formativo l’opportunità di conoscere gli strumenti e professionisti del settore per far crescere l’idea imprenditoriale proposta. In breve tempo, una moltitudine di idee progettuali sono giunte ad uno stadio di concreta realizzabilità.
Michelangelo Pavia, architetto, che insieme a Beppe Castellucci, ha dato vita a questo percorso virtuoso tutto siciliano e ne parla a Si24.it
Come nasce questa iniziativa?
Sementor è semplicemente un percorso. In questo percorso facciamo in modo che si incontrino persone di diverso tipo, alcune che hanno bisogno di informazioni e altre che sono in grado di darle. Quello che accade spesso è che ogni singola persona è in grado di interpretare sia il ruolo del mentore che dell’allievo.
Come mai avete scelto il turismo come tema centrale di questo ciclo?
Mi verrebbe da girare la domanda e chiedere come mai abbiamo aspettato tre edizioni per dedicarci al turismo in Sicilia! Ovviamente le scelte sono sempre legate alla consapevolezza e al caso: la scelta di una tematica abbastanza estesa ma chiara è uno dei principi cardine della nostra iniziativa.
Un bilancio di questa edizione.
Il bilancio di sementor è sempre difficile. È un progetto strano che ha tra i suoi obiettivi anche quello di portare le persone a non proseguire la strada intrapresa. Guardando l’entusiasmo dei partecipanti non possiamo che essere felici. Resta il fatto che vorremmo fare di più per i partecipanti, vorremmo un’amministrazione più attenta alle nuove imprese e a chi vuole portare innovazione in Sicilia.
Quante idee in partenza e quante in arrivo?
In ogni edizione selezioniamo 20 idee e di queste il 30 – 40% si trasforma in investimento. Anche quest’anno è andata così. La rinuncia non è per forza un male, uno dei messaggi che diamo è quello di studiare bene prima di investire soldi e tempo in un’attività d’impresa. L’esempio lampante è vedere quanti negozi o pub aprono e chiudono nel giro di pochi mesi.
Quali le idee più curiose o particolari?
Ho imparato tantissimo soprattutto da un’idea di servizi destinati ai sordi, è sempre incredibile come sia difficile mettersi nei panni degli altri. E poi mi piace molto il parallelo emerso tra turismo e lavoro…insomma non vorrei svelare troppo.
Domenica saranno presenti degli investitori? Se un’idea viene scelta da un investitore, questo in che modo influisce nella sua realizzazione?
Come per le altre edizioni abbiamo coinvolto investitori e gruppi di interesse, essendo una piccola associazione no profit è difficile coinvolgere grandi nomi ma anche in questo campo ce la mettiamo tutta.
Ogni investitore ha le sue regole e modalità di investimento, non c’è uno standard di influenza sull’idea, dipende da tantissimi fattori e soprattutto dalla cifra investita. Delle precedenti edizioni, quali idee si sono tradotte in pratica?
Purtroppo ancora nessuna idea è diventata una società da quando siamo partiti, alcuni della prima edizione sono stati incubati dal consorzio Arca e della seconda ci sono un paio di idee di attività commerciali che stanno facendo il loro iter per arrivare ad aprire la saracinesca. In definitiva è passato un anno da quando abbiamo iniziato, e ci rendiamo conto che in Italia purtroppo non si apre un’impresa schioccando le dita. Burocrazia e tasse uccidono.