PALERMO, 23 MAGGIO 2013 – “È finito tutto”. Affranto, dopo la morte dei giudici Falcone e Borsellino, Antonino Caponnetto, guardava Palermo senza più intravedere speranza per questa città. Ma il padre del pool antimafia, guardando dall’alto tutti quei giovani urlare il nome delle vittime della mafia, sta certamente sorridendo, tornando a credere nel nostro futuro.

Le navi della legalità, “Giovanni” e “Paolo”, ripartono dal porto di Palermo e riportano a casa le migliaia di studenti arrivati in Sicilia per commemorare l’anniversario della strage di Capaci insieme ad altre migliaia di ragazzi delle scuole palermitane che hanno nobilitato la giornata del ricordo. Torneranno a casa e racconteranno alle loro famiglie le emozioni che hanno vissuto, le storie che hanno ascoltato, gli esempi che hanno appreso. 

Sono stati loro i veri protagonisti della giornata. Per tutto il giorno, con la forma di comunicazione che gli è più congeniale, Internet e i social network, questi giovani hanno raccontato con un hashtag, #quandoucciserofalcone, la storia della loro “amicizia” con il giudice palermitano ucciso dalla mafia. In molti non erano nemmeno nati, alcuni non avevano che pochi anni, ma gli “eroi” fanno parte anche della loro storia. 

Molti di questi ragazzi, siciliani e no, saranno la classe dirigente del futuro. È importante che crescano con la sensibilità necessaria per distinguere tra bene e male, per cambiare la deriva di un Paese che ha il dovere di essere migliore di com’è. Ogni giorno la cronaca ci sbatte in faccia malcostume, corruzione, violenza, disvalori, una distanza siderale tra la gente e i suoi governanti. Oggi questi ragazzi hanno virtualmente firmato l’accettazione di una responsabilità, quella di “far camminare le idee sulle gambe di altri uomini”. 

Se il loro entusiasmo continuerà a essere così contagioso sarà più vicino il giorno in cui “questa terra diventerà bellissima”.

http://www.youtube.com/watch?v=1WMLdc1a7hQ

Foto di Adolfo Colli