PALERMO, 19 MAGGIO 2013 – Lacrime e bastonate nella serata di addio alla serie A. In curva come in tribuna il pianto è vero e anche metaforico.
Un campionato che non cancella quanto di esaltante fatto in questi nove anni di fila nella massima divisione ma certamente ridimensiona l’immagine di Zamparini che ha ispirato un suicidio senza precedenti nonostante il campanello d’allarme di dodici mesi fa.
Torna in B il Palermo e non riesce neanche a regalare la vittoria nel commiato anche se stavolta i demeriti sono inferiori rispetto alla fortuna del Parma e all’abilità degli emiliani che hanno sfruttato al massimo le opportunità create confezionando tre gol di incredibile fattura.
Il Barbera ha mantenuto dignità e orgoglio, nessuna contestazione, solo la doverosa sottolineatura che la città e i suoi tifosi non retrocedono. Mai verità più è stata più amara.
È stata anche l’ultima volta in maglia rosa di Miccoli, record di gol e di presenze in A con il Palermo. La sua ultima prodezza è l’immagine che tutta Palermo si porterà con sè, consapevole – almeno si spera – che le sue giocate da autentico fuoriclasse non possono attenuare responsabilità morali che, purtroppo, la cronaca giudiziaria ha sottolineato.
Il suo giro di campo è comunque commovente, lo stadio abbraccia il suo capitano prima delle inevitabili lacrime che Miccoli non riesce a trattenere prima di imboccare il tunnel degli spogliatoi.
È la partita più triste degli ultimi 10 anni, un’amarezza paragonabile a quella che segnò la sfida con la Battipagliese da cui ci separa un’era geologica. Si finì con una retrocessione allora, stesso destino oggi anche se la categoria che ospiterà il Palermo l’anno prossimo è certamente più nobile.
Si chiude con l’ultimo applauso a Fabrizio Miccoli, geniale come pochi, determinante come nessun altro, amato dal popolo rosanero che non condivide la scelta di separarsi dal suo capitano. Eppure stavolta non si può che essere d’accordo con Zamparini: è tempo che cambi latitudine e i problemi ambientali non sono poi di tanto superiori a quelli tecnici.
Per la passerella contro il Parma Sannino presenta, come previsto alla vigilia, una formazione inedita. C’è Benussi in porta – proprio contro il Parma all’andata si giocò la possibilità di restare titolare per il resto della stagione – e la difesa a tre con Von Bergen, Munoz e Aronica. A centrocampo Donati è affiancato da Viola e Formica, mentre sugli esterni si muovono Morganella e Sanseverino.
L’inizio sembra il prologo ideale per il tributo a Miccoli. Recupera palla Formica, calibrato suggerimento per Miccoli che si concede un palleggio prima della battuta a volo: la mira è precisa, altrettanto l’intervento di Mirante che devia in angolo.
La replica all’8′, stavolta è Donati a innescare Miccoli che cerca l’angolo opposto e trova nuovamente Mirante pronto alla parata. I ritmi sono quelli propri della stagione e dell’importanza della partita. Ne approfitta il Palermo che al 10′ sfiora ancora il gol. Hernandez vince il duello con Lucarelli e calcia a giro di prima intenzione: il palo respinge la conclusione e Formica, sul tap in, concede a Mirante l’opportunità di respingere sulla linea una palla che andava calciata con maggiore convinzione.
Ancora Hernandez protagonista poco fortunato al 19′: il suo tocco, su apprezzabile iniziativa esterna di Sanseverino, non trova la porta. Quattro occasione in meno di 20 minuti testimoniano la buona predisposione offensiva del Palermo e l’impegno ridotto del Parma che non riesce a valorizzare la qualità del suo centrocampo mai in grado di innescare la coppia Amauri -Belfodil.
Tra gli osservati speciali c’è Viola, promettente nell’avvio ma portato per vocazione tecnica a sovrapporsi a Donati. Proprio l’ex reggino ha la palla per il primo gol in serie A, ma spreca il triangolo con Miccoli angolando poco e trovando ancora Mirante pronto alla deviazione.
Comincia a prendere le misure il Parma, senza mai pressare nella metà campo avversaria ma chiudendo ogni varco che Miccoli cerca di aprire per le incursioni di Hernandez. La prima occasione per gli emiliani è sulla testa di
Amauri, uno stacco perentorio smorzato da Benussi che riesce poi a recuperare posizione e palla.
Al 36′ è Belfodil a sottolineare il momento migliore della sua squadra: triangolo veloce con Amauri, scatto perentorio che brucia Aronica ma conclusione intercettata da Sanseverino sulla linea. E’ il prologo del gol del Parma. Punizione di Valdes che invece di tirare piazza un lob verso Gobbi: l’esterno non ci pensa due volte e piazza la conclusione al volo sotto la traversa.
Il raddoppio al 40′: Miccoli sbaglia un appoggio, Donati il rinvio, il contropiede è micidiale con Valdes che supera Benussi con un sinistro a giro.
E al 45′ il Parma cala il tris. Amauri lancia Belfodil in velocità, Von Bergen concede la serpentina chiusa con un destro preciso nell’angolo dove Benussi non può arrivare. In 7 minuti tre gol che chiariscono, se ve ne fosse ancora bisogno, l’inadeguatezza della rosa palermitana anche in una partita che vale poco più di un’amichevole.
L’inizio della ripresa è condizionato dalla micidiale tripletta del Parma. Donadoni frena l’agonismo della sua squadra, il Palermo non riesce ad approfittarne perchè al contrario dei primi 30′ del primo tempo non c’è movimento senza palla e chi avvia l’azione non ha alternative al cercare l’imbucata per Miccoli. Cambia subito Sannino togliendo Aronica e Formica per Faurlin e Dybala. Ancora Miccoli cerca il gol del congedo: la sua punizione dal limite è alta di poco.
Al 14′ Belfodil prova ad infierire: liscio di Hernandez in area e l’attaccante emiliano smorza la palla con la mano prima di eseguire una girata vincente di rara precisione. L’arbitro non vede ma annulla il gol su segnalazione di un suo collaboratore.
Cinque minuti dopo e Miccoli stavolta non trova Mirante, uscito per infortunioalla fine del primo tempo, ma il palo a negargli un gol strameritato.
Minuto 29, Paletta carica Miccoli al limite dell’area, per il capitano una nuova opportunità. Magia del capitano giusta la mira e la potenza, nessuna esultanza solo il capo chino per l’ovazione della curva.