PALERMO, 19 MAGGIO 2013 – Crescono in Sicilia le donazioni degli organi ma la strada è ancora lunga e c’è tanto da fare. Il giorno dopo la coraggiosa decisione di Antonella Cocuzza, la mamma del piccolo Gianluca Irrera, che ha acconsentito alla donazione degli organi del suo bambino, abbiamo fatto un viaggio nel mondo dei trapianti.
Un viaggio nei numeri ma soprattutto nella professionalità e nella sensibilità di chi, con un camice addosso, è chiamato alla delicata attività di procurement.
“I dati sono confortanti – dice subito Vito Sparacino, coordinatore del Centro Regionale Trapianti, la struttura che in Sicilia coordina il prelievo e il trapianto degli organi – ma abbiamo ancora tanto da fare, il fenomeno delle donazioni ancora stenta sebbene ci siano dei progressi”.
I numeri sono cresciuti e la Sicilia è ad un passo dalla media nazionale. Le donazioni ad esempio sono passate da 2,8 per milione di abitanti del 1999 ai 18,6 per milione di abitanti nel 2012, in Italia la media è di 22. Solo nel 2011, in Sicilia, i donatori sono stati 73, pari a 13,8 per milione di abitanti. E in parallelo crescono anche i trapianti, 233 nel 2012 contro i 198 del 2005.
Le cifre sono frutto di una proporzione fra i cosiddetti “potenziali donatori” e i casi in cui lo stesso soggetto o i familiari non si sono opposti, così come prevede la legge, e si è proceduto all’espianto.
“Potenziali donatori” sono tutti coloro i quali muoiono in ospedale, in un reparto di rianimazione, a causa di lesioni dirette al cervello.
Una spiegazione che non è solo tecnica ma che serve a capire il percorso che si attiva. “La legge – spiega Sparacino – ci dice che un soggetto è morto quando sono cessate le sue funzioni encefaliche. In questi casi l’equipe dei rianimatori può per brevissimo tempo mantenere attiva la circolazione sanguigna e, così, mantenere gli altri organi in vita”.
Ed è lì, in quei pochi momenti, che si decide se opporsi o meno. Se negli anni sono cresciute le segnalazioni di “potenziali donatori” da parte dei medici, sono anche diminuite le opposizioni all’espianto. “È importante – dice Sparacino – saper spiegare bene ai familiari che la diagnosi di morte è fatta con estrema severità, la legge stabilisce procedure rigorose: c’è una documentazione oggettiva, c’è una osservazione attenta, ci sono parametri ben precisi”.
Tre i centri in Sicilia dove si effettuano i trapianti, l’Ismett a Palermo (attrezzata per trapianti multiorgano) e l’ospedale Civico di Palermo e il Policlinico di Catania (dove si effettuano i trapianti di rene).
Una rete coordinata dal Centro Trapianti – braccio operativo dell’assessorato regionale per la Sanità – che cura il collegamento con le strutture nazionali e che gestisce le liste dei pazienti in attesa di trapianto, l’assegnazione degli organi disponibili secondo criteri condivisi con il Centro Nazionale Trapianti e la priorità delle urgenze di trapianto in collaborazione con il Network Nazionale dei Trapianti .
Una macchina perfetta, che deve funzionare rapidamente e in maniera efficiente. “È un processo – conclude Sparacino – che deve essere supportato da investimenti e risorse. Nella nostra attività non sono sufficienti le capacità intellettuali ma occorrono strutture e apparecchiature. Migliorare l’efficienza del sistema significa anche garantire ai familiari accoglienza e supporto, elementi fondamentali per far scattare sentimenti di solidarietà anche nei momenti più dolorosi”.