PALERMO, 11 MAGGIO 2013 – Continua la polemica tra Antonio Venturino e il Movimento 5 stelle, tra comparsate televisive, comunicati stampa, e social network.
Vicepresidente Vicario dell’Assemblea Regionale Siciliana, Antonio Venturino, non vuole essere continuo bersaglio solo per aver espresso un parere diverso.
“Ho solo avuto il coraggio di palesare una valutazione politica differente – dice in una nota – rispetto a quella dei miei colleghi e sono stato messo alla berlina. Ho evidenziato una posizione che rappresenta una cospicua parte degli elettori del Movimento 5 stelle, ovvero una posizione meno oltranzista sulla necessità di far partire un governo”.
“È la natura stessa della politica, del concetto di polis che fa del dialogo il nodo focale dell’attività di un rappresentante, morale se ci si candida a rappresentare i propri elettori facendo solo barricate, scusatemi ma questa non è politica, meglio starsene a casa ed attaccare via web, come sta succedendo in queste ore ai miei danni. Avendo il mio gruppo parlamentare sottolineato la questione restituzione, ricordo agli stessi ed agli attivisti che il problema restituzione emolumenti è avvenuto nel solo mese di Marzo, quando per una serie di impegni istituzionali ho più volte avuto la necessità di spostarmi a Roma, così dello stipendio di Marzo da cittadino all’Ars mi è rimasto ben poco, ecco perché non ho materialmente potuto fare il bonifico per il microcredito, aspetto per me fondamentale e sul quale ho improntato la mia stessa linea politica e di vita, avendo sposato appieno il Movimento. La questione è diversa, va fatta chiarezza, ecco adesso un po’ di numeri. Il sottoscritto Antonio Venturino, cittadino mio malgrado ormai ex a 5 stelle, è il primo ad aver rinunciato a monte ad oltre il 50% percento del proprio stipendio“.
È di 20.309,53 € lo stipendio lordo che spetterebbe alla carica della Vice Presidenza all’Ars, Venturino ne ha percepiti ogni mese meno della metà, e di questi oltre 13 mila li ha versati nel calderone del microcredito.
“A Marzo non mi è rimasto nulla – continua Venturino – ed ho capito che se si vuole svolgere serenamente un mandato istituzionale non posso sottopormi alla gogna mediatica di chi mi attacca sul perché una settimana ho speso 50 € ed una 80 € per il carburante. La rendicontazione è stata per me uno strumento di trasparenza importantissimo, ma quando questa deve trasformarsi in morbosità voyeuristica sulla mia vita è con sommo rammarico che devo fare un passo indietro, e forse nel movimento dovremmo farlo tutti. Avevo proposto ai miei colleghi di conferire con Beppe e proporre un tetto unico per tutti, in cui comprendere anche le spese, anziché 2.500 € più spese rendicontate che significa trattenere sempre dai 4.500,00 / 5.000,00 € al mese, avrei preferito che si ponesse un tetto anche pari a questi 5.000,00 in cui far entrare tutte le spese, senza quindi necessità di rendicontazione, divenuta ormai un assillo più che uno stimolo”.
La sua protesta fa eco con quella già espressa a livello nazionale. “È una questione sollevata non solo dal sottoscritto ma anche dai colleghi romani. Far politica ed avere responsabilità istituzionali di firmare carte, bilanci e documenti è cosa ben diversa dallo stare dietro ad un pc ed attaccare senza conoscere la realtà delle cose. A proposito della mia epurazione, ricordo che lo stesso sistema giudiziario mondiale, prevede diversi gradi, prima di appurare che uno debba andare in galera, non basta un sospetto per determinare la colpevolezza di un altro. Con le barricate non si fa politica ma si rimane solo al piano della protesta e non della responsabilità di rappresentare un paese che forse per nostra cagione, abbiamo riconsegnato in mano a Berlusconi, tradendo la volontà di oltre 8 milioni e mezzo di italiani”.