PALERMO, 9 MAGGIO 2013 – “Quando fu ammazzato, Peppino Impastato aveva trent’anni e un coraggio da leone”. Il presidente del Senato Pietro Grasso, ricorda così attraverso il proprio profilo facebook, Giuseppe Impastato nel 35° anniversario della sua uccisione.
“In un tempo in cui parlare di mafia era considerata eretica stramberia – continua Grasso – dai microfoni di una radio libera, come si chiamavano allora, ma più libera di altre, ‘Radio aut’, lui denunciava, raccontava. Urlava contro la mafia e contro Tano Badalamenti, ‘Tano seduto’, come spesso lo chiamava”.
“Il nove maggio 1978 veniva eseguita la sua condanna a morte – continua Grasso -. Nonostante i patetici tentativi di far passare l’esecuzione per suicidio, era evidente a tutti chi fossero gli assassini e i mandanti, eppure più di venti anni furono necessari perché ci fossero delle condanne. Se diciamo che la sua morte è servita a combattere la mafia, non utilizziamo una figura retorica: dopo 35 anni si può parlare di mafia senza che sembri come allora lucida follia.
“Denunciare, indagare è sempre pericoloso, certo, – conclude l’ex Procuratore Nazionale Antimafia – ma chi lo fa non è più solo come era solo, lui, allora. A lui hanno dedicato canzoni, spettacoli, libri, giornali e un grande film ‘I cento passi’. A lui ogni anno continua ad andare il nostro pensiero. Grazie, Peppino”.
Anche il presidente della Camera, Laura Boldrini, ricorda Impastato su twitter: “La voce di Impastato irrideva con coraggio Cosa Nostra. A 35 anni dall’assassinio, la sua battaglia contro la mafia è ancora un esempio”.