PALERMO, 10 MAGGIO 2013 – Senza l’arrivo dei contributi regionali, potrebbero essere numerose le realtà culturali siciliane costrette a chiudere. Gli allarmi erano giunti anche prima del giudizio tranchant del Commissario dello Stato, ma oggi le preoccupazioni stanno diventando timori reali. Soprattutto per le ricadute sull’occupazione.
“Da noi – dice Salvatore Nicosia, presidente dell‘Istituto Gramsci di Palermo – lavorano tre persone, che non ricevono lo stipendio da cinque mesi e ciò nonostante hanno sempre garantito il massimo delle prestazioni, soprattutto per correttezza nei confronti dei nostri utenti. L’Istituto, infatti, dispone di oltre 35 mila volumi ed è frequentato da migliaia di lettori all’anno. Senza i contributi regionali possiamo soltanto chiudere. Tra l’altro, a differenza di altri, noi non abbiamo ancora ricevuto nemmeno i finanziamenti che ci spettavano per il 2012″.
Ha già chiuso i battenti anche Villa Piccolo a Capo d’Orlando. “Non vogliamo far parte di quegli enti che sposano la logica del protettore politico – dice Carmelo Romeo, presidente della Fondazione Villa Piccolo – ma senza contributi pubblici le nostre attività culturali non potranno continuare. Inoltre, la Regione ha con noi un debito di 700 mila euro. È da almeno cinque anni, infatti, che non viene erogato il contributo di 154 mila euro previsto da una legge regionale del 1995″.
Salta anche il finanziamento regionale di 253 mila euro alla Fondazione Federico II, braccio culturale dell’Assemblea regionale siciliana. Ma sul futuro dell’ente, il direttore generale Lelio Cusimano ha le idee molto chiare: “Quei soldi, per statuto, ci servono per organizzare le attività culturali, mostre e iniziative di vario genere. Di conseguenza, in assenza di quel finanziamento, non possiamo far altro che interrompere la nostra programmazione. Se poi dovessero chiederci di partecipare a un bando di evidenza pubblica – conclude Cusimano – non credo che ci siano tanti enti che per risultati e capacità di gestione potrebbero fare meglio di noi”.
Non si pone il problema di che fare senza il contributo regionale, Antonio Presti, ideatore della Fiumara d’arte di Tusa, che già aveva annunciato di voler rinunciare agli 80 mila euro che la Tabella H gli riservava.