Palermo, sulla retrocessione in serie B c’è la firma di Guidolin

di Redazione

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Palermo, sulla retrocessione in serie B c’è la firma di Guidolin

| mercoledì 08 Maggio 2013 - 18:52

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PALERMO, 8 MAGGIO 2013 – Il brivido dell’applauso finale del Barbera, il pianto di Miccoli, capitano e simbolo di una squadra che saluta ogni speranza di salvezza e chiude la sua epoca dopo anni di splendore. È questa l’ultima scena del Palermo in A, condannato proprio da Guidolin, l’uomo che aveva saputo rendere concreto il sogno del rinascimento, l’unico che ha potuto, almeno nel biennio iniziale, imporre il suo timbro sulla costruzione della squadra e limitare l’invadenza di Zamparini.

Non sono bastati due gol – contro una squadra che ne aveva incassati due nelle precedenti sei partite – per portare a casa quella vittoria che avrebbe consentito di restare sulla scia del Genoa. L’Udinese, pur priva di titolari importanti, ha saputo, anche con un pizzico di fortuna, sfruttare gli errori individuali che ancora una volta hanno pesantemente segnato la prestazione del Palermo.

 

Ha cominciato Dossena con un’opposizone a Muriel degna dei campi d’oratorio, ha proseguito Aronica con un’acrobazia incomprensibile, ha chiuso l’intera difesa Sorrentino compreso lasciando in area la palla per almeno 30 secondi senza riuscire a rinviare. Ma la sconfitta di oggi parte da lontano perchè è, in fondo, lo specchio di questa stagione che inchioda alle sue responsabilità Zamparini per le scelte scellerate compiute a giugno e subìte (?) a gennaio e con lui anche chi quelle scelte estive le ha condivise, avallate e incentivate.

 

Per essere chiari, Perinetti e Sannino, oggi osannati, non sono esenti da colpe perchè o credevano
in quelle opzioni o non hanno trovato gli strumenti per sradicarle con decisione. Responsabilità, questa, non meno grave, pur con la misera attenuante della salvaguardia dello stipendio. Restano 180 minuti equivalenti per il Palermo all’epilogo di un’agonia che, unico merito di questa sciagurata truppa, ha avuto fine solo oggi e non qualche mese fa.

 

Sannino rischia tutto: dentro Miccoli e Ilicic a soli tre giorni dall’impegno con la Juve e nonostante le condizioni fisiche di base siano assai precarie. Ma il tecnico non ha alternative di eguale livello e nella partita da dentro o fuori si affida alla coppia regina dell’attacco rosa.

Non c’è lo squalificato Donati sostituito da Munoz e quindi Sannino affida i compiti di regia a Faurlin lasciando fuori Rios. Chiaro il tentativo di garantire maggiore qualità in fase d’impostazione. La partenza del Palermo è perentoria, un assalto impetuoso, un pressing forsennato dettato da Barreto e ben accompagnato da Kurtic e dalla coppia di esterni rinnovata rispetto alla partita precedente: Dossena rileva Garcia sulla sinistra, Morganella riprende la sua fascia di competenza proponendosi con precisione e puntualità.

I buoni propositi del Palermo vengono d’un tratto abbattuti dal primocontropiede: il lancio in profondità per Muriel è preciso, il dribbling secco e vincente, la battuta laddove Sorrentino non può arrivare. Non sono passati neanche 10 minuti e la salita che sembrava proibitiva adesso è davvero terrificante.

 

Il gol raffredda la carica del Palermo e trasforma il tema tattico della partita nella versione più congeniale alla squadra di Guidolin la cui cerniera di centrocampo, folta e di qualità, ha buon gioco nel contenere qualsiasi
iniziativa avversaria. A ritmi più contenuti è venuta fuori la capacità di palleggio dell’Udinese che al 23′ ha anche sprecato con Badu un contropiede che avrebbe potuto consentire a Di Natale di trovarsi a due passi da Sorrentino.

 

Al 32′ l’episodio che cambia l’inerzia del primo tempo: cross di Dossena, velo di Barreto e Miccoli si vede franare addosso Angella. Per Giannoccaro, che un paio di minuti prima aveva ammonito per simulazione in area Barreto, stavolta è rigore. Miccoli mette i brividi al Barbera, la sua conclusione tocca la traversa prima di finire in porta. Settimo gol in campionato per il capitano, un evento salutato con il boato dai tifosi non solo per il pareggio ma anche per la consapevolezza che quando segna Miccoli difficilmente il risultato è alla fine negativo.

 

E sei minuti più tardi il guardalinee gela l’altra esplosione del Barbera segnalando un fuorigioco che annulla la prima rete stagionale di Dossena, non più di 10 centimetri oltre la linea di difesa udinese sorpresa dalla deviazione di testa di Barreto e salvata da una straordinaria estensione in tuffo di Brkic. Il pareggio, comunque restituisce fiducia e determinazione al Palermo garantendo quella carica mentale indispensabile per venire a capo di un avversario che ha dimostrato ancora una volta cosa significa essere una squadra. Compatta in ogni reparto, atleticamente frizzante – nonostante la sua stagione sia cominciata con i preliminari di Champions – capace di giocare a memoria sia in orizzontale che in verticale, secondo l’ideologia speculativa ma efficace di Guidolin.

 

Il secondo tempo comincia come il primo, Palermo arrembante e subito in grado di operare il sorpasso. Miccoli spreca due volte, la prima sparando alto su assist di Barreto all’altezza dell’area piccola, la seconda con un pallonetto fuori misura su geniale invenzione di Ilicic. L’Udinese sembra in trance, compassata e schiacciata nella sua metà campo ma le sue ripartenze sono micidiali. E all’ottavo potrebbe incassare il secondo vantaggio: corner di Di Natale, Aronica salta con le braccia alte, come da muro pallavolistico, forse tocca la palla, forse no, ma per Giannoccaro è rigore. Di Natale sceglie la battuta di potenza, forte ma non angolata e Sorrentino rimasto in piedi sino all’ultimo opta per il lato giusto e respinge con il corpo.

 

In campo il Palermo mette tutto ciò che ha, cuore e carattere su tutto, nel tentativo di colmare un gap tecnico che a ritmi compassati è mostruosamente evidente. Ma gli stimoli sono superiori, le motivazioni più impellenti perchè se l’Udinese si gioca l’Europa il Palermo assai di più della serie A, forse la sua stessa sopravvivenza ai livelli conosciuti nell’era Zamparini. Minuto 18, l’ennesimo calcio d’angolo di Di Natale, teso a centro area, lo stacco di Angella è perentorio e sigilla il secondo vantaggio friulano.

 

Cinque minuti dopo e Badu sciupa il match point: straordinaria per precisione l’azione a due tocchi in verticale che il ghanese conclude con una legnata sul palo sinistro di Sorrentino. Il tempo che passa smorza la determinazione del Palermo adesso in campo con Hernandez e Garcia, mossa, nelle intenzioni di Sannino, che dovrebbe garantire più peso in attacco e maggiore spinta sulla sinistra dove Dossena, ancora una volta, è stato deludente e improduttivo (per non parlare della sciocchezza commessa sul gol di Muriel).

 

Al 32′ Ilicic s’inventa uno slalom in velocità nel cuore della difesa udinese, semina quattro avversari ma perde il tempo per l’appoggio in rete. Sembra il segno della resa perchè con pochi minuti a disposizione appare più che utopico sperare nei due gol che servirebbero per riprendersi la speranza di salvezza. Ci vorrebbe un’invenzione e la pesca Hernandez con un tiro a giro che sorprende Brkic. Fatto il primo passo tornano le energie, più nervose che fisiche, per riprendere l’assalto.

 

Ma la buona stella volta ancora una volta le spalle al Palermo: azione prolungata avviata da Basta, Muriel tira da posizione improbabile, Sorrentino non è impeccabile e Benatia è pronto per il tap in vincente.

 

L’altalena di emozioni si inceppa al 41′, Miccoli ha un’altra opportunità, un calcio da fermo proprio dalla sua mattonella preferita, ma non è giornata e la palla sbatte sul muro alzato da Brkic. Resta l’amarezza per quella che verosimilmente sarà la penultima partita in A del Palermo.

 

 

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