PALERMO, 4 MAGGIO 2013 – Un passato controverso, quello del 47enne Massimo Pandolfo, scomparso dalla sua casa di via dell’Olimpo due giorni prima del ritrovamento del suo cadavere ad Acqua dei Corsari avvenuta il 26 aprile.
Gli investigatori, coordinati dal pm Geri Ferrara, scavano nel passato dell’uomo ma anche nella sua recente attività imprenditoriale e nella sua vita privata. Il suo nome è stato al centro di molte vicende giudiziarie dalle quali, poi, è uscito indenne. Due tentate truffe informatiche nel 2000 e nel 2003, nel 2002 un’ inchiesta sul riciclaggio di auto di lusso poi anche un accusa per lesioni personali caduta in prescrizione.
Non solo questo passato, però. Si parla di amicizie con persone un tempo vicine a Cosa nostra ma anche di una vita sentimentale burrascosa. L’unico dato certo è la ferocia dell’omicida. Quaranta coltellate dimostrano un incontenibile rancore, come anche l’avere infierito sul cadavere a colpi di pietra.
Ma questo secondo aspetto potrebbe avere due chiavi di lettura. Sfigurare il volto di un rivale da tempo odiato o tentare di ritardare il riconoscimento e così le indagini, come tra l’altro è effettivamente avvenuto?