PALERMO, 2 MAGGIO 2013 – Dopo la delusione del risultato elettorale, Rivoluzione Civile ha deciso di sciogliersi. Il movimento, che aveva come leader Antonio Igroia, ha capito che non ci sono più i presupposti per una strategia che accomuni le componenti.
La nota congiunta è stata firmata da Antonio Ingroia (Azione Civile), Angelo Bonelli (Verdi), Luigi De Magistris (Movimento Arancione), Oliviero Diliberto (Pdci), Antonio Di Pietro (Idv), Paolo Ferrero (Prc) e Leoluca Orlando (Rete2018).
Nel documento si legge: “Si è preso atto che le scelte strategiche future dei singoli soggetti sono incompatibili con la prosecuzione di un progetto politico comune, quanto meno nell’immediato. Resta intatta la stima reciproca tra tutte le forze che hanno dato vita a Rivoluzione Civile e la volontà di mantenere comunque interlocuzioni finalizzate al profondo cambiamento politico, culturale e sociale dell’Italia. Resta inoltre forte il convincimento che nel nostro Paese la presenza in Parlamento di rappresentanti delle forze unite attorno a Rivoluzione Civile avrebbe portato un arricchimento importante al dibattito per la realizzazione di una legislazione avanzata sul terreno dei diritti sociali e civili, della legalità, dell’etica nella politica e di un nuovo impianto istituzionale”.
“Il contrario – conclude la nota – di quanto purtroppo è avvenuto”.
Antonio Ingroia comunque non vuole lasciare il suo impegno in politica e riparte da Azione civile.
“Un movimento civico puro, senza partiti. Azione civile – dice Ingroia – avrà una struttura leggera, orizzontale e mista: non avrà sezioni e tesserati, avrà solo un coordinamento nazionale e poi gruppi territoriali trasversali tematici su singole questioni, dall’ambiente alla legalità. Il 22 giugno si terrà la prima assemblea nazionale. Azione civile non vuol essere l’ennesimo movimento politico dell’area della sinistra – ha detto il magistrato-politico -. Azione civile vuole creare le condizioni per un soggetto politico più ampio dei partiti che affollano la politica attuale”.
Sulla scelta fra magistratura e politica, Ingroia ha detto di attendere le decisioni del Tar sul suo ricorso contro il Csm. “Se tornerò in magistratura, dovrò fare un passo indietro rispetto alla politica – ha concluso -. Ma se il CSM continuerà a pensare ad Aosta, allora dovrò trarne le conseguenze. La mia storia di magistrato può avere senso solo in situazioni in linea con la mia esperienza. E ad Aosta non c’è una procura antimafia”.