PALERMO, 29 APRILE 2013 – È allarme per i furti di rame dagli impianti di pubblica illuminazione e l’Amg Energia denuncia: “C’è la mafia dietro”.
La cronaca riporta quotidianamente episodi di furti, di incidenti, di interruzione dell’illuminazione a causa dai guasti provcti da chi trancia i fili. Un’emergenza che si traduce in costi altissimi per l’azienda municipalizzata che si occupa dell’illuminazione pubblica, costretta a rallentare le attività di manutenzione ordinaria per dirottare le squadre di operai negli interventi di ripristino. Un’emergenza che si traduce anche in disagi per i cittadini costretti a convivere con strade al buio.
Nei primi mesi del 2013 sono stati rubati 19.918 metri di cavi, per un danno complessivo di 69.773,49 euro, un dato in preoccupante crescita rispetto al 2012 (2.765 metri rubati per un importo di 12.280, 20 euro), al 2011 (15.972 metri rubati per un importo di 59.025 euro) e al 2010 (14.204 metri di cavo rubati per un importo di euro 111.978,10) anno in cui ad incidere è soprattutto il furto compiuto nella zona di via Pecoraino-Laudicina di ben diecimila metri di cavo.
E dietro quest’aumento ci sarebbe la criminalità organizzata. La denuncia è del presidente del Consiglio di amministrazione di Amg Energia Spa, Emilio Arcuri, e dei consglieri, Mario Li Castri e Antonio Rera.
“C’è una regia dietro questa impennata di furti ed è quella della mafia – ha sottolineato il Arcuri -. C’è la mano della criminalità organizzata che gestisce la commercializzazione del rame sul mercato nero”.
Per fronteggiarla Amg mette in campo misure straordinarie, che si aggiungono a quelle già adottate, dalla saldatura dei coperchi dei pozzetti all’uso di materiale inerte, come la sabbia, per bloccare i cavi e renderne difficile l’estrazione dai cavidotti. La società è pronta ad adottare anche una soluzione radicale: l’uso di cavi in alluminio, che sostituiranno quelli con anima in rame, per i nuovi impianti di illuminazione. Una soluzione conveniente anche dal punto di vista economico, dal momento che il costo dell’alluminio è inferiore a quello del rame.
“Una guerra – l’ha definita Arcuri -, una situazione drammatica e preoccupante, che ci danneggia pesantemente: un chilometro di rame costa circa 500 euro, viene venduto al mercato nero a 147 euro ma crea un danno di oltre 3.000 euro, il costo, appunto, del ripristino. Una situazione che ha ripercussioni sulla sicurezza di intere zone che rimangono al buio. Il nostro impegno è quello di ripristinare immediatamente gli impianti, laddove questo è possibile compatibilmente con la necessità di acquisire i materiali necessari”.
Un’escalation senza precedenti, che solo nelle scorse settimane ha fatto registrare sei furti, a distanza di pochi giorni l’uno dall’altro, in una zona della città nuova – la Zisa – rispetto a quelle in precedenza bersagliate, lo Sperone e, in misura minore, lo Zen. Gli ultimi furti sono stati compiuti all’interno del Giardino della Zisa, subito dopo il ripristino dei cavi che erano stati rubati alla fine di dicembre 2012, in via Petralia Sottana (due grossi furti nel giro di due giorni), in via Libero Grassi e in via Pio La Torre.
Arcuri ha già avviato contatti con la prefettura di Palermo per l’istituzione di un tavolo che possa monitorare il fenomeno dei furti di rame in modo da mettere in campo efficaci azioni di contrasto, in armonia con l’Osservatorio nazionale sui furti di rame già creato presso il Ministero dell’Interno.