MESSINA, 29 APRILE 2013 – Rapaci uccisi per non diventare “cornuti“. Una stupida superstizione che ogni anno porta all’abbattimento di molti falchi pecchiaioli, detti “adorni”, in volo sullo Stretto di Messina durante il periodo della migrazione.
“Abbattere un “adorno” – spiega il presidente della Lipu (Lega italiana protezione uccelli), Fulvio Mamone Capria – è un evento che dovrebbe impedire … di subire infedeltà coniugali ma si tratta di una superstizione a cui probabilmente non crede più nessuno. Ma la credenza si è trasformata in un’abitudine vuota e violenta”.
Due gruppi di volontari della Lipu saranno presenti fino a metà maggio sullo Stretto di Messina per monitorare e vigilare sul passaggio dei 30 mila rapaci migratori, nel viaggio che dall’Africa li porta verso i luoghi di nidificazione in Italia e nel resto d’Europa. Proprio per la straordinaria quantità di migratori che lo attraversano, lo Stretto di Messina resta un luogo pericolosissimo per gli uccelli a causa del bracconaggio che continua a persistere, specialmente nel versante calabrese.
Anche per questo torna in campo la Lipu, con le finalità di osservazione e monitoraggio ma anche con un’essenziale funzione di vigilanza e segnalazione alle Forze dell’Ordine.
“Il nostro primo campo si è tenuto nel 1984 – racconta Mamone Capria – e in tanti anni di attività la Lipu è riuscita a circoscrivere il fenomeno del bracconaggio, che però si è isolato e incattivito, come spesso capita alle peggiori tradizioni al tramonto. Per questo dobbiamo seguitare la lotta al bracconaggio, come la LIPU continuerà a fare anche grazie al contributo fondamentale della nostra sezione inglese, capitanata da David Lingard, a cui va il ringraziamento più sentito e all’encomiabile lavoro del Corpo Forestale dello Stato che anche quest’anno sarà presente con gli uomini del Nucleo operativo antibracconaggio “.
I volontari terranno anche una pagina Facebook con un diario con gli avvistamenti degli splendidi migratori in volo, curato dai volontari del campo coordinati da Giovanni Albarella.