PALERMO, 22 APRILE 2013 – Termovalorizzatori si, ma a precise condizioni. L’assessore comunale Giuseppe Barbera interviene con una nota per chiarire la sua posizione sulla possibilità di usare questo sistema per risolvere l’emergenza rifiuti a Palermo.
“L’uso del termovalorizzatore sarebbe una soluzione compatibile, in termini ambientali, energetici, economici, solo se preceduto da interventi molto rigidi e precisi di raccolta differenziata e separazione tra tipologie di rifiuti – chiarisce Barbera – . In questo modo solo una porzione minima dei rifiuti dovrebbe finire in discarica o potrebbe essere incenerita con recupero di energia”.
“L’esperienza europea anche in grandi città e anche con impianti ubicati nei centri abitati – continua l’assessore – è finora rassicurante sui ridotti impatti sanitari, ma appunto tali esperienze sono legate a politiche complessive di gestione dei rifiuti, che si basano innanzitutto sulla riduzione, sul riuso e sul riciclo. Nella nostra realtà però va ricordato che la previsione dei termovalorizzatori fatta a suo tempo dai Governi Regionali è stata molto diversa: al di fuori di qualsiasi vera politica dei rifiuti e immaginando questi impianti come dei semplici forni in cui bruciare qualsiasi cosa: soluzioni da incubo e con impatti sulla salute certamente dannosi”.
Ma per Barbera il problema va affrontato da un punto di vista diverso: “Quel che è certo è che a Palermo e in tutta la Sicilia dobbiamo avviare una politica dei rifiuti radicalmente diversa, affidata ad una gestione efficiente che superando l’emergenza guardi al futuro; miri a ridurre la quantità di rifiuti prodotti (oltre un chilo a testa ogni giorno è un quantitativo spropositato), realizzi un ciclo di raccolta, smaltimento e riciclo davvero virtuoso. Solo aumentando drasticamente la percentuale di raccolta differenziata Palermo potrà evitare di trovarsi fra qualche anno in una emergenza che non darà appello. La città è chiamata ad uno sforzo straordinario: portare a livelli europei la quota di raccolta differenziata, quindi dall’attuale 7% al 50% circa, produrre meno rifiuti confidando anche su nuove abitudini dei cittadini, attivare forme di riciclaggio domestico e su piccola scala. Se riusciremo a fare questo, se riusciremo quindi ad avvicinarci agli obiettivi della strategia “rifiuti zero” avremo bene affrontato il problema. Un fallimento su questo fronte non è possibile perché né uno né cento termovalorizzatori potrebbero allora venirci in soccorso.”