PALERMO, 21 APRILE 2013 – Un punto che sancisce la voglia di serie A e che nel contempo incrementa i rimpianti per ciò che poteva essere fatto nelle tante domeniche casalinghe che avrebbero potuto portare in salvo il Palermo. Il primo episodio fortunato della stagione fa uscire Sannino indenne dal derby e interrompe la striscia negativa di sconfitte al Massimino dove, fra l’altro, il Palermo non segnava da tempo immemore.
Una prova di carattere perchè la squadra ci ha creduto sino all’ultimo secondo ma anche l’ennesima verifica di una inconsistenza tecnica che giustifica la posizione di classifica.
Il Palermo stavolta ci ha messo la testa oltre che il cuore, ha concesso poco ai big etnei lasciando a Gomez e Barrientos le loro giocate lontano dalla porta. Ha pagato la solita tassa alla malasorte in occasione del gol catanese, ha limitato i danni quando il vento dell’entusiasmo tirava alle spalle del Catania, ha atteso di avere una mano dalla buona sorte senza mai rassegnarsi.
Grazie ad Ilicic, commovente per dedizione e attaccamento alla maglia – ha accettato di restare in campo quando ogni stilla di energia era già stata consumata – trova quel risultato che fortifica il morale e consente di prolungare lo sprint verso un traguardo che sino ad un mese fa sembrava utopia.
Il Palermo si gioca in 90 minuti il presente e forse anche il futuro. È questo il motivo per cui Sannino rischia Ilicic, da una settimana senza un solo vero allenamento sulle gambe ma assolutamente indispensabile per dare sostanza ad un attacco già orfano di Miccoli. In attacco con lo sloveno c’è Boselli e la speranza che l’argentino ritorni l’uomo derby che fu a Genova con la maglia del Genoa.
Il Catania si presenta con l’assetto migliore: c’è Almiron a centrocampo e Bellusci rileva Alvarez.
La curva del Catania è esplicita: una valanga di cartelli con la lettera B in evidenza. Clima agonistico già caldo sin dall’inizio, trenta secondi di gioco e c’è già il primo cartellino giallo: Donati entra duro su Barrientos e l’arbitro lancia l’inequivocabile segnale di non tollerare chi sgarra.
La supremazia del centrocampo etneo costringe il Palermo a restare rintanato negli ultimi 30 metri. Una pressione accentuata dalla mancata pressione di Barreto e Donati e dall’atteggiamento troppo prudente di Morganella e Dossena.
Nonostante tutto i rosa hanno la palla giusta per il vantaggio. Un lungo rilancio di Morganella sulla fascia destra dove Ilicic stacca in velocità Bellusci e tira addosso ad Andujar invece di toccare lateralmente per la smarcatissimo Boselli. Un minuto dopo il Catania pareggia il conto: dribbling e fuga di Izco sulla fascia debole del Palermo – la sinistra – cross perfetto e deviazione in spaccata di Almiron che termina alta.
Passano i minuti e il Catania perde sicurezza perchè la sortite offensive del Palermo cominciano ad essere più frequenti anche se poco incisive. Ci prova Ilicic, subito dopo la mezz’ora, ma il suo rasoterra dal limite non trova lo specchio della porta. Poi uno spunto di Kurtic, il suggerimenti in verticale di Ilicic che cade sul contrasto di Spolli: per Mazzoleni nulla di irregolare. Si alza Dybala dalla panchina per cominciare il riscaldamento, la speranza è che non sia per le condizioni di Ilicic, nonostante tutto il più attrezzato per sorprendere la difesa etnea, ma per l’ennesima deludente prestazione di Boselli.
Come l’argentino si comporta Dossena, inconcludente nelle sortite offensive e carente nella fase difensiva. E non è un caso che Izco e Barrientos insistono proprio in quella zona, con grande efficacia soprattutto nei primi 20′.
Il finale del primo tempo è tutto rosa: Kurtic cerca con un rasoterra l’angolo sinistro trovando pronto Andujar, Boselli gira di testa a lato un suggerimento di Barreto e poi non riesce ad arpionare l’assist dello stesso Kurtic.
L’ultima nota del primo tempo è che si fa male Izco e al suo posto entra Biagianti.
Catania più aggressivo nel secondo tempo, ritmo più alto e Palermo meno rapido nelle ripartenze e poco fluido nel giro palla. Rischia il secondo giallo Dossena che ostruisce con il corpo la fuga esterna di Bellusci. L’ammonizione la becca invece Munoz per un fallo tattico su Bergessio.
Primi cambi tattici dalle panchine: Sannino toglie Boselli e punta su Dybala, Maran inserisce Castro al posto di un Almiron ancora in condizioni fisiche non ideali. Come nel primo tempo il Palermo patisce le folate catanesi. Nessun rischio particolare ma una pressione a ridosso dell’area che non è certo segnale incoraggiante per Sannino.
La sensazione è che le risorse nervose del Palermo riescano a colmare il divario tecnico con gli etnei ma nel contempo tolgano la lucidità necessaria per trasformare in azioni di rilievo i ribaltamenti di fronte. Al 18′ è Sorrentino a tenere il Palermo in partita deviando la conclusione liftata di Castro indirizzata all’angolo sinistro.
Soffre la diga difensiva di Sannino che però stavolta può contare sulle buone prestazioni individuali di tutti i protagonisti. Implacabile negli anticipi Von Bergen, Tempestivo come mai Aronica, provvidenziale nei suoi recuperi Munoz.
Crolla al 23′ il muro rosa: incursione di Gomez, cross per Barrientos la cui deviazione viene prolungata da Morganella in maniera da non lasciare scampo a Sorrentino.
La reazione del Palermo è immediata quanto poco lucida, tanta foga e poche idee. Fuori Munoz per Rios, cambia la tattica di Sannino che prova a intensificare l’azione di recupero palla a centrocampo ed in campo anche Hernandez per Kurtic. E’ la mossa della disperazione che sbilancia la squadra ma che garantisce il massimo potenziale offensivo.
Le nuove opzioni non sortiscono alcun effetto positivo. Il Palermo perde l’equilibrio in campo e non è più sorretto dalla convinzione della prima parte di gara. Servirebbe un episodio favorevole ma sono assai sporadiche le occasioni di portare pericoli verso la porta del Catania.
Ilicic, stremato, è ai margini del gioco; Dybala s’impegna, ma non trova varchi nei quali far valere la sua rapidità; Hernandez praticamente non tocca palla. E senza mai tirare in porta per quasi tutti i secondi 45′ non si poteva sperare di trovare quei punti che servivano per incentivare le speranze di salvezza.
L’ultimo guizzo è però quello buono: spiovente in area, sponda di testa di Hernandez, Ilicic si inserisce tra Spolli e Legrottagle e scarica in porta il tiro vincente.