PALERMO, 21 APRILE 2013 – Il derby più importante della storia. Mai Palermo e Catania si sono affrontate con una posta in palio così alta. Si gioca per l’Europa e per la sopravvivenza, sogni di gloria e tremori di paura, un’altalena di umori che fanno impennare la già calda primavera calcistica siciliana.
Se a Maran, comunque vada, dovranno fare una statua per un campionato strepitoso e al di sopra di potenzialità e aspettative, Sannino ha la consapevolezza che dal risultato del derby dipenderà il giudizio che si darà di questa sua non proprio esaltante avventura a Palermo. Le ultime tre partite gli hanno restituito l’onore ma la responsabilità di avere accettato in estate un organico da missione suicida resta macchia indelebile. Il regalo di Sorrentino al Bologna lo obbliga a puntare tutte le fiches in una sola giocata, la più difficile ed estrema.
A Catania da anni non aspettano che questo, scippare l’ultimo scettro alla capitale, l’unica inoppugnabile supremazia che Palermo ha marcato con un sigillo prepotente fatto di qualificazioni europee e finale di Coppa Italia, di campioni (Pastore, Cavani, Amauri su tutti) e bel gioco. Questo fino a ieri. Il presente parla con l’accento catanese e merito va dato a chi ha costruito (e poi non smontato) un meccanismo efficace e quest’anno anche spettacolare.
Nel derby di domani Sannino potrà contare sul sostegno tecnico di Ilicic che, sia pure in condizioni fisiche precarie dovrà caricarsi sulle spalle la responsabilità di rendere meno complessa l’azione offensiva. Per provare a vincere, con tutto l’affetto per la difesa rosa Sorrentino compreso, di gol bisognerà segnarne almeno due e senza Ilicic ciò appare ben più che un’impresa.
In attacco resterà senza padrone sino alla vigilia la maglia di Miccoli, contesa da Dybala e Boselli, quest’ultimo forse più adeguato, per peso ed esperienza, per far coppia con lo sloveno. Munoz tornerà nel trio di difesa, Donati sarà il perno centrale di centrocampo scalzando Rios, Dossena potrebbe riappropriarsi della fascia sinistra. Maran potrebbe ripresentare Almiron e confermare Barrientos sulla stessa linea di Bergessio e Gomez, lasciando Castro in panchina.
L’assetto e l’efficacia dei due attacchi sembra lo specchio del rendimento delle due squadre. Ai rosa non resta che sperare che, almeno per un giorno, questo specchio restituisca, come nei luna park, un’immagine deformata.