RAGUSA, 19 APRILE 2013 – I Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Ragusa hanno notificato in carcere a tre appartenenti della Stidda ragusana, Filippo Ventura, Salvatore Fede, Paolo Cannizzo, un provvedimento di “avviso di chiusura delle indagini”, emesso dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Catania, per il reato di estorsione aggravata.
I tre sono accusati di aver minacciato il titolare di una società di Catania, impegnata nel 2007 nei lavori di costruzione del porto turistico di Ragusa e di consolidamento dell’area portuale di Scoglitti (RG): gli stiddari avrebbero chiesto il pagamento di un “pizzo” per complessivi 80.000 euro e a fronte del rifiuto hanno danneggiato in più occasioni i veicoli dell’impresa.
Le indagini iniziarono nell’aprile del 2008 con l’arresto di otto persone nell’ambito dell’operazione “Fash Back” per associazione mafiosa, e con la scoperta che il gruppo malavitoso della stidda, guidato da Filippo Ventura, chiamato “U Marmararu”, aveva riorganizzato il sodalizio mafioso, dopo lo scompaginamento generato dalle precedenti operazioni antimafia, prendendo il controllo del territorio ibleo e imponendosi nella gestione delle attività criminali, usando come copertura attività economiche. In più avevano ricucito vecchie alleanze con clan mafiosi operanti nelle provincie limitrofe.
Queste persone erano riuscite anche a infiltrarsi all’interno dei lavori per la costruzione del Porto turistico di Marina di Ragusa e del consolidamento del porto marinaro della frazione di Scoglitti di Vittoria.
A dare una svolta alle indagine sono state le dichiarazioni rese dal titolare della ditta DE.SCA.MO.TER. diventato collaboratore di giustizia.
L’uomo ha riferito di essere stato contattato da elementi della criminalità di Vittoria quando la propria azienda aveva sub appaltato i lavori connessi alla costruzione del porto turistico di Marina di Ragusa e quelli relativi al consolidamento del porto marinaro di Scoglitti. L’uomo ha anche ammesso di aver pagato 80.000 euro di pizzo e ha riconosciuto gli uomini a cui aveva consegnato la cifra dai riscontri fotografici.
Ulteriore riscontro dell’attività investigativa e delle dichiarazioni del collaboratore sono le denunce presentate a febbraio e a giugno del 2007 dal capo cantiere della DESCAMOTER, rispettivamente presso la Stazione Carabinieri di Comiso e presso la Stazione Carabinieri di Scoglitti, dove nella prima veniva denunciato il furto a seguito di danneggiamento dei serbatoi, di tutto il carburante relativo a tre escavatori cingolati ed una pala meccanica, mentre si trovavano custoditi in c.da “Canicarao” di Comiso, e nella seconda venivano denunciati i danneggiamenti perpetrati ai mezzi di lavoro.
Il titolare occulto della ditta, nonostante avesse rappresentato di “essere a posto con i pagamenti” con la mafia di Catania, doveva suo malgrado cedere e pagare il pizzo anche alla mafia stiddara di Vittoria per evitare ulteriori danneggiamenti.
Infine il collaboratore spiegava che proprio per evitare ulteriori problemi, gli esponenti della mafia catanese si erano accordati con i vittoriesi nel seguente modo: la ditta titolare dei lavori avrebbe pagato una grossa somma alla mafia catanese, mentre la ditta sub appaltatrice, ossia la DE.SCA.MO.TER., la quale era deputata alla fornitura dei mezzi d’opera e del trasporto degli inerti fino al cantiere, avrebbe pagato la tangente alla mafia vittoriese.