PALERMO, 18 APRILE 2013 – C’era una donna il capo di una violenta banda di rapinatori che da due mesi prendeva di mira alcuni negozi “compro oro” a Palermo e provincia. Gli uomini della sezione “Antirapina” della Squadra Mobile hanno arrestato i componenti del gruppo criminale.
In manette Rosalia Augello 28enne, Rosalba La Rosa 36enne, Aurelio Valguarnera 54enne e Salvatore Giappone 30enne. Sono accusati in concorso, di cinque rapine ai danni di esercizi di vendita al minuto di oro e preziosi di Palermo e provincia, tra febbraio e aprile 2012.
Contestualmente, sono stati notificati gli arresti domiciliari ad una quinta persona, Liborio Augello, 49enne, per ricettazione.
Le indagini della Polizia di Stato, hanno consentito di bloccare le rapine della banda che aveva già colpito “Gold Moment” in Via Corso Alberto Amedeo, il “Compro Oro” di Via Rocco Jemma, 77, “Affarissimi” di Via Pietro D’Aragona, “Mg Preziosi” di Piazza Generale Cascino e la gioielleria “Clemente Gregorio” di Corso Butera a Bagheria.
I cinque assalti avevano fruttato ai malfattori monili e denaro contante per un valore stimato sui cento mila euro circa.
Fondamentali nell’attività investigativa si sono rivelati i filmati dell’impianto di video sorveglianza delle gioiellerie e le testimonianze raccolte che hanno consentito agli agenti di ricostruire il “modus operandi” delle rapine e di restringere la cerchia dei sospettati ad alcuni soggetti già noti, appartenenti al rione di Montepellegrino, nonché di individuare in Rosaria Augello la mente criminale della banda.
La donna si è rivelata l’ideatrice, la promotrice e l’organizzatrice delle rapine, curate di ogni dettaglio, dall’individuazione degli obiettivi a quello del reclutamento dei componenti di volta in volta scelti per effettuare i “colpi”. Ma la donna aveva anche una parte attiva: a viso scoperto, faceva da “apripista” o da “palo”.
L’ Augello agiva con freddezza e determinazione usando sempre lo stesso copione, facendo ingresso nei negozi presi di mira a viso scoperto, per non destare i sospetti degli esercenti che, in buona fede, aprivano la porta e successivamente temporeggiando sull’uscio.
Veniva in tal modo agevolato l’ingresso dei complici che, armati e travisati, rinchiudevano le vittime negli sgabuzzini mentre preziosi e contante venivano sottratti con estrema facilità. Gli investigatori non escludono sviluppi che possano penalmente coinvolgere esercenti del settore.