Categorie: Cronaca

C’è un Paese delle tette e un altro che riesce ancora ad indignarsi

PALERMO, 19 APRILE 2013 – Seno, tette, minne, poppe, puppe (livornese), bocce, brocche, zinne, zizze (napoletano), sise (abruzzese), sboze (trentino), peèr, melù, tetasè (bresciano), menn (pugliese).

 

E non dite che non siamo stati espliciti sull’argomento di discussione. Stamattina vogliamo fare un esperimento. E forse cercare anche un po’ di conforto. Non nel seno materno, come si potrebbe pensare, ma nella coscienza morale dei cittadini che si informano online.

 

Perché in un momento drammatico della storia del nostro Paese, mangiato dalla crisi, dai debiti e dalle tragedie che colpiscono milioni di famiglie, abbandonate nella mani di una politica che non fa che perdere occasioni e consensi; in un periodo in cui le nostre città sono invase da rifiuti e da persone che scioperano in cerca di diritti, quello che ci chiediamo è perché uno degli articoli di maggiore interesse riguardi una scollatura.

 

Tette, tette, tette, tette, fortissimamente tette.

 

È questo il messaggio che dovremmo cogliere? Che l’informazione che dobbiamo privilegiare è quella che riguarda il seno?

No, non ci crediamo e non vogliamo farlo. Anche se i numeri parlano chiaro e non passano inosservati.

E se non sono tette, è il sesso nel confessionale, oppure un possibile video hard di Belen.

Capiamo che la bella argentina sia più appetibile dell’esenzione del ticket. Ma cosa ci è più utile sapere?

 

Ieri al Quirinale qualcuno ha votato per Rocco Siffredi. Ma nessuno si è messo a ridere. Almeno nessuno fuori da quell’aula. I commenti sui social network delle persone che ogni giorno lottano per continuare a sperare che la situazione migliori sono stati taglienti, spregevoli ma condivisibili e corretti.

 

Allora sappiamo ancora indignarci, non abbiamo perso questa sana e costruttiva abitudine. Meno male.

Redazione

Si24 è un quotidiano online di cronaca, analisi, opinione e approfondimento, fondato nel 2013 e con sede a Palermo. Il direttore responsabile ed editore è Maria Pia Ferlazzo.

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