PALERMO, 17 APRILE 2013 – Il libro di Totò Cuffaro, “Il candore delle cornacchie“, il testo che racconta la sua storia di ex presidente della Regione siciliana, oggi in carcere, non è entrato nella rosa dei dodici finalisti del Premio Strega. Per la gioia di alcuni e con la delusione di altri.
Molte polemiche erano sorte sul web e sui media quando si era diffusa la voce di una possibile candidatura della biografia di Totò Cuffaro per uno dei più importanti premi italiani per la letteratura. In tanti, infatti, si erano scandalizzati per l’interesse degli intellettuali per la storia di uno degli uomini più controversi della Sicilia. Come esaltare la storia di chi occupava il vertice dell’amministrazione della Regione, continuando a favorire la criminalità organizzata? Questo l’interrogativo più comune.
Ma erano altrettante le voci che di chi, invece, letto il libro, lo definiva un “capolavoro“.
Il tentativo dell’autore, o molto più probabilmente degli editor, era quello di esorcizzare la colpa dell’uomo attraverso le parole, di rimettere i peccati attraverso la confessione, come nella religione cattolica, di cui Cuffaro è praticante.
Una vicenda che, comunque, resterà in bilico, tra sostenitori e detrattori, visto che la giuria del Premio Strega non ha ritenuto di doverlo includere nella rosa dei finalisti.
Questi invece i dodici libri che restano in lizza per il premio di Benevento: Apnea (Fandango) di Lorenzo Amurri, presentato da Clara Sereni e Sandro Veronesi; El especialista de Barcelona (Dalai editore) di Aldo Busi, presentato da Alessandro Barbero e Stefano Bartezzaghi; Romanzo irresistibile della mia vita vera (Marsilio) di Gaetano Cappelli, presentato da Gian Arturo Ferrari e Marina Valensise; Cate, io (Fazi) di Matteo Cellini, presentato da Filippo La Porta e Paola Mastrocola; Sofia si veste sempre di nero (Minimum fax) di Paolo Cognetti, presentato da Diego De Silva e Lorenzo Pavolini; Mandami tanta vita (Feltrinelli) di Paolo Di Paolo, presentato da Gad Lerner e Rosetta Loy; Il cielo è dei potenti (e/o) di Alessandra Fiori, presentato da Giovanna Botteri e Paolo Sorrentino; Atti mancati (Voland) di Matteo Marchesini, presentato da Massimo Onofri e Silvia Ronchey; Le colpe dei padri (Piemme) di Alessandro Perissinotto, presentato da Gianluigi Beccaria e Eva Cantarella; Figli dello stesso padre (Longanesi) di Romana Petri, presentato da Alberto Asor Rosa e Salvatore S. Nigro; Resistere non serve a niente (Rizzoli) di Walter Siti, presentato da Alessandro Piperno e Domenico Starnone e Nessuno sa di noi (Giunti) di Simona Sparaco, presentato da Valeria Parrella e Aurelio Picca.
“Le scelte del direttivo – ha detto Tullio De Mauro, presidente della Giuria ed ex ministro per la Pubblica istruzione – sono state il frutto di una discussione accurata e appassionante. Ora spetta alla giuria del premio, nelle sue varie articolazioni, il compito di selezionare i cinque finalisti prima e il vincitore poi, quest’anno avvalendosi anche dell’opportunità di votare telematicamente”.