PALERMO, 15 APRILE 2013 – Palermo oggi si è svegliata un pò più indecente del giorno prima. L‘immondizia quale requisito primo che rivela lo stato dell’arte di una città costretta a fare i conti con le sue emergenze. E Amia ancor più di Gesip è il caso con cui oggi l’Amministrazione comunale deve fare i conti.
Palermo è sporca ordinariamente, come non dovrebbe mai essere una città che ha nel turismo una delle sue risorse primarie, che si espone ogni settimana al giudizio dei crocieristi che sbarcano da tutto il Continente, che rientra nel circuito delle città d’arte anche se si ha la stessa probabilità di vincere un terno che di trovare un museo aperto nei giorni festivi.
Palermo è sporca come non dovrebbe mai essere una città che ha a cuore la salute dei suoi figli.
Ieri Palermo era ancora più sporca del solito, i lavoratori dell’Amia domenica non hanno lavorato, come ci dice un comunicato dei tre commissari dell’azienda che rilevano quanto “tale comportamento aiuta le facili strumentalizzazioni sulle reali motivazioni dello stato fallimentare”. E dicono ancora i commissari che si “effettueranno delle verifiche contrattuali“.
È la prima volta che il trio Lupi – Sorbello – Foti (si, proprio il giudice di Forum) punta il dito contro i lavoratori dell’Amia, quasi accusandoli di inadempienza contrattuale. E questa è una notizia. Una notizia è anche che la città si è stancata di questa situazione, di vedersi non amministrata in virtù di un’emergenza sociale certamente da risolvere ma che tuttavia penalizza ogni altro settore d’intervento. Non c’è uno straccio di investimento a Palermo, una lira spesa sulla cultura dove si vive d’accattonaggio o nel settore del turismo. Niente che faccia intravedere che il manico è diverso rispetto al recente passato. Niente di niente se non Amia e Gesip. Ma che almeno Amia e Gesip assicurino il minimo dei servizi ci sembra aspettativa più che normale.
L’ha sottolineato con rudezza Orlando (parlando di Gesip): “Lo stipendio non è un fatto acquisito, bisogna lavorare o si va a casa”. L’ha ribadito anche ai lavoratori Amia: “Basta con le manifestazioni, il posto di lavoro è al sicuro”.
Parole al vento, nell’uno e nell’altro dei casi. Oggi pomeriggio i lavoratori di Amia e Amiaessemme saranno in piazza per un corteo che si snoderà tra Palazzo D’Orleans alla Prefettura, già da stamattina è scattato il piano d’emergenza del Comune per iniziare a ripulire la città.
Detto però del comportamento indegno di chi sa di avere gli occhi puntati addosso e senza un minimo di responsabilità lascia la città in tale stato pietoso, c’è da dire che i lavoratori Amia meritano quella chiarezza sinora mai intravista. Il loro futuro è appeso alla interpretazione giuridica di un caso che ha mille sfaccettature. L’azienda fallirà? E come fallirà? Chi pagherà i debiti di Amia? Che fine faranno i lavoratori assunti senza uno straccio di concorso o selezione? Il Comune potrà ripartire daccapo a gestire il servizio mettendo in campo un altro soggetto o sarà costretto a bandire una gara per l’affidamento di raccolta rifiuti? Arriveranno i privati e saranno costretti a mantenere un livello occupazionale drogato da clientelismo e altre malefatte (quale la sostituzione con i figli dei padri andati in pensione)?
A tutte queste domande è obbligatorio dare una risposta seria a tutela della dignità dei lavoratori ma anche perchè nella chiarezza è più semplice, per non dire automatico, imporre la logica della legalità e dei doveri.