PALERMO, 15 APRILE 2013 – Perché cercare un lavoro se tuo padre ti versa ogni mese un assegno che ti permette di vivere comodamente? A casa della mamma, ovviamente. Tutto fila, ma la Cassazione ha scritto la parola fine sulla “fortunata” storia di questa 37enne palermitana.
La Suprema corte, giudicando la controversia di una coppia divorziata di Palermo, ha disposto, infatti, che “l’assegno di mantenimento per il figlio maggiorenne può esser revocato se il giovane rifiuta il lavoro”.
Il padre si era, infatti, rifiutato di continuare a pagare gli alimenti alla ex moglie e alla figlia, disoccupata di 37 anni, che rifiutava offerte di lavoro in quanto, a suo dire, non coincidevano con le sue aspirazioni.
Avendo dimostrato, il padre, che “il mancato svolgimento di attività lavorativa” della figlia maggiorenne dipende da “inerzia o rifiuto ingiustificato”, la Corte di Cassazione ha dato ragione all’uomo, con l’ ordinanza 7970 del 2 aprile scorso.
E ha segnato, in questo modo, l’ingresso nel mondo delle persone adulte e mature della giovane donna. Chissà se adesso il mondo del lavoro sarà clemente come lo è stato in precedenza, in questi anni in cui la figlia “pigra” ha preferito un assegno paterno ai sacrifici che comporta un lavoro.