PALERMO, 8 APRILE 2013 – È morta oggi a Roma Marianna Bartoccelli, giornalista e scrittrice. Sessantaquattro anni, era malata da tempo. Redattrice de Il Giornale, dove ha seguito da inviata tutti i più importanti processi di mafia, ha collaborato con Il Giornale di Sicilia, Il Foglio e il Riformista. È stata direttrice del quotidiano palermitano Mediterraneo e di Oggi Sicilia.
Il nostro personale ricordo è legato a Marianna nella sua poltrona di direttore di “Oggi Sicilia”, quotidiano andato in edicola nell’ottobre del 1997 e che nel 2000 ha cessato le pubblicazioni. Marianna non ne era più il direttore da tempo.
Quando la notizia della sua morte arriva in redazione, ci lascia un momento senza fiato, ci tuffa nel passato, in redazioni ormai andate. Ci fa sentire un po’ più vecchi ricordandoci come abbiamo imparato questo mestiere.
È stata la nostra direttrice, quella che ci ha assunto, uno dei direttori dell’ostico editore Giuseppe Ciarrapico che nel cambiare i vertici dei quotidiani pareva uno Zamparini ante litteram. Antipatica, Marianna, faceva quasi paura ai più giovani e sprovveduti. Antipatica e scomoda, tanto da disseminare la redazione di cartelli che al cronista medio (e alla sua pigrizia) parevano minacciosi ma che nascondevano la profonda essenza del mestiere: ‘a addina cchi camina s’arricogghi cca’ vozza china, per ricordarci che le notizie non si trovano su internet (che allora ancora non esisteva nemmeno) o al telefono ma in mezzo alla strada.
Tanto antipatica da difendere i suoi redattori dai minacciosi fax quotidiani che licenziavano, spostavano, assumevano e poi di nuovo licenziavano firmati dal “dottore”. Sembrava sempre non accorgersi di te, ma ti seguiva molto attentamente. Ci aveva dato fiducia, scommettendo su due persone giovani e a lei, in fondo, sconosciute.
Le minchiate nel suo giornale conveniva sempre scriverle sulle pagine di sport, notoriamente non le leggeva.
I ricordi si accavallano: gli esami per giornalista professionista, lei era migrata verso testate più autorevoli, per fortuna anche tanti di noi che formavamo la sua squadra, un breve saluto con altri “pari corso” ex del quotidiano, una pacca sulla spalla per niente antipatica. O la telefonata con cui, di domenica pomeriggio, ti convocava per il giorno dopo per il primo contratto, quello da cui tutto ebbe inizio.
Che la terra ti sia lieve, direttrice.