PALERMO, 3 APRILE 2013 – Quando il telefono comincia a squillare e sento il segnale di libero so già che Vittorio Sgarbi sarà nero. Incavolato come solo lui sa esserlo. Gli ultimi fatti di cronaca relativi allo sviluppo dell’eolico nel trapanese, in qualche modo, gli riaprono una ferita che brucia ancora. “La mafia – dice – è stata brava a sfruttare le falle lasciate dallo Stato e dalle Forze dell’ordine”.
Il tono è quello dei giorni migliori, la polemica, come sempre il suo pane quotidiano. E anche in questo caso l’iperbole è puntuale e punta al bersaglio grosso. “La trattativa Stato-mafia esiste – continua Sgarbi – e si concretizza anche in questa mala gestione degli appalti per la cosiddetta energia pulita”.
L’ira di Vittorio Sgarbi è stata riaccesa dal sequestro di questa mattina della Dia di Trapani ai danni di un imprenditore del settore delle energie alternative, ritenuto vicino al boss latitante Matteo Messina Denaro.
Ed è tornata a farsi sentire la spina nel fianco, ovvero lo scioglimento del Consiglio comunale di Salemi per infiltrazioni mafiose. “Un semplice depistaggio – dice l’ex sindaco del Comune della provincia di Trapani – un tentativo di togliermi di mezzo perché stavo portando alla luce tutti i meccanismi malati che regolano gli appalti per l’eolico. Hanno usato una storia vecchia di trent’anni, appigliandosi a Pino Giammarinaro, soltanto per farmi fuori. Se le ragioni fossero veramente le infiltrazioni mafiose, allora dovrebbero spiegarmi per quale ragione non hanno sciolto anche il Consiglio comunale di Alcamo, che dista appena qualche decina di chilometri e soffre degli stessi problemi”.
Come era possibile immaginare, Sgarbi non ha freni, è un fiume in piena. Ce l’ha con lo Stato, più che con Cosa nostra. “Non ho mai ricevuto una sola visita della Questura di Trapani – racconta – una prassi che dovrebbe essere scontata in una situazione come questa. Ho anche pensato di denunciare alla Procura il Prefetto di Trapani per tutto quello che ho dovuto subire, solo perché ho pestato i piedi a qualcuno, forse proprio con lo stop che avevo imposto alla costruzione di tutti i nuovi impianti. Ma i fatti mi stanno dando ragione: c’è la mafia dietro all’eolico e lo Stato e le istituzioni locali devono rendersene conto se non vogliono essere considerati collusi”.