PALERMO, 4 APRILE 2013 – Poteva essere l’8 marzo del Governo Crocetta, altre due donne in Giunta che sanciscono la schiacciante superiorità del gentil sesso nella compagine di Governo e l’approvazione della “doppia preferenza di genere” da parte dell’Ars.
Un provvedimento che il Governatore aveva inserito fra quelli da varare nei primi cento giorni di governo, come ha ricordato anche ieri in aula. Dalla conferenza dei capigruppo è arrivato un rinvio, per la verità non legato alla doppia preferenza uomo-donna ma al corollario di provvedimenti inseriti nel ddl.
All’Ars qualche battuta di chi auspica l’applicazione delle “quote azzurre” in Giunta e qualche notazione sulla crisi economica, sul flop del turismo siciliano con il tragico suicidio dell’albergatore a diventarne drammatico epilogo. Argomenti urgenti che secondo alcuni vengono prima di doppie preferenze e quote rose.
Ma al di là di ciò la “rivoluzione rosa” di Crocetta sta andando avanti, con i limiti che comporta il sancire per legge un’uguaglianza che dovrebbe affermarsi come dato culturale, ma va avanti. In attesa di vederne i risultati concreti in tema di rinnovamento della politica regionale, i giudizi non possono che essere positivi.
Come conferma a Si24 Simona Mafai (nella foto a sinistra con la figlia Raffaella), intellettuale romana d’origine, palermitana d’adozione dopo la sua unione con il leader Pci, Pancrazio De Pasquale. Una vita di impegno politico e culturale, di antimafia con l’Associazione donne siciliane per la lotta contro la mafia, fondatrice con Letizia Battaglia della rivista “Mezzocielo”, “un giornale rivolto a tutti, ma pensato e realizzato da donne”.
“Certo che sono favorevole all’introduzione della doppia preferenza di genere – afferma la Mafai – perché non vedo niente di male se soggetti che sono stati ai margini della storia per secoli, come purtroppo è accaduto alle donne, possano usufruire di una spinta per ottenere una maggiore rappresentatività nelle istituzioni e in ogni luogo di espressione della società”.
E sul dubbio che una legge che sancisca l’uguaglianza indebolisca la posizione delle donne, la Mafai non ha incertezze: “Questo non genera secondo me un rischio di delegittimazione delle donne. È ovvio comunque che, come accade per ogni testo normativo, qualche ombra ci sia, ma nell’insieme sono convinta che si tratti di una buona legge”.