PALERMO, 30 MARZO 2013 – La vittoria del carattere e della determinazione, tre punti che non possono cambiare l’esito del campionato ma almeno lasciano aperto uno spiraglio di speranza. Ilicic e Miccoli timbrano l’impresa davanti agli occhi di un esterrefatto Totti.
Due perle che regalano a Sannino il primo succeso della sua poco fortunata avventura palermitana e spezzano un digiuno di quasi 5 mesi. Senza le pressioni psicologiche delle ultime settimane, il Palermo ritrova la capacità di giocare, di lottare e di superare il gap tecnico che lo separava dalla Roma. Una risposta importante, la lotta per la salvezza è ancora aperta ma solo se i rosa sapranno ripetere per un altro mese la prestazione fornita oggi.
PRIMO TEMPO
Sannino rispetto alle previsioni della vigilia ci regala una sorpresa: c’è Miccoli in campo. Il capitano si deve caricare ancora una volta il Palermo sulle spalle per tentare una rimonta che appare disperata se non utopistica. Resta in panchina Dybala, come Boselli.
Una sola punta, probabilmente quella che tecnicamente può mettere meno in difficoltà lo schieramento difensivo della Roma ben protetto da un centrocampo che lascia pochi spazi sulla trequarti. Ma oggi gli aspetti tattici contano in maniera assai relativa, è più importante la suggestione di un’impresa, raggiungere quella vittoria che manca dal derby del novembre scorso. Quindici giornate che hanno disegnato una retrocessione quasi certa e che potrà essere evitata solo attraverso un filotto di vittorie.
La traversa ferma Miccoli al suo primo tentativo, una punizione dalla sua posizione preferita, il solito tiro a giro sul palo coperto dalla barriera. La palla scende ma di qualche centimetro meno del dovuto, la sintesi perfetta di questa stagione sprecata davvero per un nonnulla, più per colpa che per casualità. La Roma dal canto suo non sembra nella giornata migliore: ritmo lento, fraseggio prevedibile, troppi errori d’impostazione che permettono al Palermo un paio di ripartenze pericolose.
Venti minuti e il Barbera esplode: grande duetto Miccoli – Ilicic, sprazzi di classe che aprono lo spazio adeguato allo sloveno che in controtempo beffa Castan e Stekelemburg. Un vantaggio strameritato che potrebbe essere addirittura doppio 40 secondi dopo, ma Kurtic colpisce il palo.
Poco meno di 15 minuti e comunque il Palermo il secondo gol lo trova, ancora sull’asse Ilicic – Miccoli. Stavolta è lo sloveno a dettare l’assist, un rasoterra a centro area che Miccoli riesce a intercettare anticipando Burdisso.
SECONDO TEMPO
Cambia volto la Roma già dall’inizio del secondo tempo, l’ingresso di Osvaldo ne ridisegna il fronte offensivo con Totti che arretra in posizione di trequartista e Pijanic chiamato a dare maggiore dinamismo ad un centrocampo apparso poco incisivo nella prima parte.
Va fuori Miccoli, che ha utilizzato tutto il carburante a disposizione in 50 minuti giocati con grande intensità, sostituito da Dybala. Chiara l’intenzione di Sannino che tenta di garantire quel movimento in profondità necessario per allentare la pressione della Roma e rendere meno prevedibili le ripartenze. La mossa dà risultati palpabili sin da subito, Dybala e Ilicic, supportati da Barreto imbastiscono un paio di contropiede insidisosi anche se è la Roma a costruire la migliore opportunità con Marquinho: la conclusione dell’esterno romanista supera Sorrentino in uscita ma trova la provvidenziale deviazione di Von Bergen.
Si alza il ritmo, specie per merito della Roma, si allungano le squadre, aumenta il tasso agonistico. Eccessivo quello di Osvaldo che scalcia da terra Munoz, rischia l’espulsione, rimedia il cartellino giallo che gli impedirà di partecipare al derby della settimana prossima.
Rischia al 65′ il Palermo, una carambola aerea sulla solita punizione liftata di Totti regala a Florenzi una buona occasione a pochi metri da Sorrentino: la sua scelta di cercare l’assist più che la porta è la salvezza del Palermo. Fuori anche Dossena, l’altro rosa che con Miccoli non ha ancora risolto i suoi problemi fisici. L’ingresso al suo posto di Garcia consente al Palermo di difendersi meglio e utilizzare con maggiore convinzione quella fascia sinistra che l’ex napoletano non ha percorso con la dovuta continuità.
Lo sforzo fisico compiuto nel primo tempo comincia a farsi sentire superata l’ora di gioco. Ne risente il possesso palla e anche i disimpegni sono meno fluidi ed efficaci.
Gli ultimi minuti sono un’autentica sofferenza, il calo fisico è evidente ma la Roma costruisce una sola vera opportunità, peraltro regalata da Munoz. Il tiro a giro di Osvaldo costringe Sorrentino alla più difficile parata del pomeriggio che mette il sigillo alla quarta vittoria di questo campionato.