Gira su Facebook la poesia di Crocetta che rievoca la guerra di mafia a Gela

di Redazione

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Gira su Facebook la poesia di Crocetta che rievoca la guerra di mafia a Gela

| sabato 30 Marzo 2013 - 10:12

La poesia di Crocetta su Facebook

PALERMO, 30 MARZO 2013 – Era il 1993, a Gela, quando un Rosario Crocetta ancora sconosciuto ai più, vede un lapino girare per i vicoli della città, trasportando due cadaveri trivellati di colpi. Sulla moto Ape una scritta: “Sugnu malandrinu e mi ni vantu“. A quel giorno il governatore ha dedicato una poesia, che ha pubblicato ieri sera su Facebook.

 

S’intitola “Domenica di Passione“. “Questa poesia – scrive il presidente della Regione siciliana su Facebook – l’ho scritta durante la famosa guerra di mafia. Nel 1993 nella zona di san Giacomo, nel centro storico di Gela, un giovane consegnò alla madre i corpi dei suoi unici figli crivellati da colpi di pistola. La cosa che più mi colpì fu che i ragazzi furono trasportati a bordo della sua moto ape, sulla quale capeggiava la scritta “Sugnu Malandrinu e mi ni vantu”, gettati sopra dei sacchi di iuta, quelli che in genere si usano per le patate”.

Rosario Crocetta non ha mai abbandonato la penna, nonostante i tempi da dedicare alla scrittura probabilmente si siano notevolmente ridotti per via delle urgenze dell’Amministrazione. Ha già pubblicato, nel 1987, una raccolta di poesie, “Diario di una giostra“, e presto uscirà il suo secondo libro, con la prefazione dell’ex procuratore antimafia, Piero Grasso, neo presidente del Senato.

Ecco il testo della poesia del presidente:

 

“Concluso che ebbe
il giro,
fra i vicoli muti,
spiato,
da sempre nere madri
(in ginocchio nell’ombra)
da giovani vedove gelose
“della vara d’argento
e del cuscino di seta
su cui poggiava la testa
coronata di spine
il figlio del falegname”,
fra due ali di folla atterrita
lo riconsegnarono
agli ori e alle luci
dell’avido palazzo.
Non sarebbe risorto:
a Gela,
la pasqua finiva
di venerdì.
Maria stava lavando
l’uscio di casa,
quando le restituirono
con un motofurgone
i corpi crocifissi
(da sette colpi a bruciapelo)
Dei soli suoi due figli
gettati
sopra un sacco di patate.
Sul parabrezza c’era scritto
“Sugnu Malandrinu
e mi ni vantu”.
Era la Domenica delle Palme”.

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